Fisco: il redditometro è tornato. Rivisto e corretto: ecco come

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Attenti a spendere: torna il redditometro. Come? Attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto ministeriale del 7 maggio, firmato dal vicemistro dell’Economia Maurizio Leo, i redditi, a partire dal 2016, potranno essere sottoposti a controlli per la loro "determinazione sintetica", dopo lo stop con il decreto ministeriale 87/2018.

Non si tratta, spiega però il viceministro, di un ritorno dello strumento, ma di un intervento per correggere una stortura nata nel 2018, "quando il Governo Conte 1 ha il cosiddetto ‘redditometro’, del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell’accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente".

Decreto che , rivendica l’esponente FdI, arriva ora, fissando "dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio. Dunque, non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti. In più, il centrodestra conferma l’impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti".

Come spiega il testo del provvedimento, la misura "individua le informazioni utilizzabili per determinare gli elementi indicativi di capacità contributiva presenti negli archivi in possesso dell’amministrazione finanziaria". Vengono inoltre individuate 11 tipologie di nuclei familiari e 5 aree territoriali in cui è suddiviso il territorio nazionale sulle quali saranno effettuate indagini a campione per determinare le spese presunte. E in una tabella allegata al decreto sono indicate "alcune categorie di beni e servizi detenuti, a qualsiasi titolo, dal contribuente, per i quali non si dispone dell’ammontare della spesa di mantenimento effettivamente sostenuta, che viene, pertanto, determinata applicando una spesa minima presunta rappresentativa del valore d’uso del bene o del servizio considerato".

Come spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, "manca una visione di lungo periodo sia in tema di incentivi per la crescita economica, per sviluppare l’economia del Paese, sia in tema di lotta all’evasione, perché se si rispolverano strumenti che già si sono rilevati deficitari, nel frattempo non si è stati capaci di fare qualcosa di diverso".

Il presidente dell’Anc contesta soprattutto che non si crea "la certezza delle norme perché si continuano a fare norme retroattive in spregio dello statuto del contribuente. A distanza di 24 anni dallo statuto continuiamo a vedere norme retroattive", dato che il lo statuto è in vigore dal 2000. "Vediamo in Gazzetta una norma che si esprime retroattivamente addirittura al 2016", aggiunge Cuchel, "anche se nel frattempo sono due anni ormai prescritti nella stragrande maggioranza dei casi".

Ernesto Giusti

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