Israele, raid nello Yemen: brucia il porto di Hodeida. Gli Houthi minacciano: “Colpiremo i civili a Tel Aviv”

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Brucia il porto di Hodeida, nello Yemen, dove arrivano le armi dall’Iran e vengono custodite le riserve di petrolio. E’ stata la risposta di Israele al drone lanciato dagli Houthi fin nel cuore di Tel Aviv che ha ucciso una persona. Dopo le prime notizie dei media arabi di raid, esplosioni e un vasto incendio nel porto yemenita, è arrivata la conferma dell’Idf: aerei da guerra israeliani hanno colpito "obiettivi del regime terrorista degli Houthi". Lo ha annunciato il portavoce militare, spiegando che i raid "sono stati decisi in risposta ai 200 attacchi condotti contro Israele nei mesi recenti".

Gli ex ribelli yemeniti, che parlano di morti e feriti, hanno già minacciato ritorsioni. "Colpiremo obiettivi civili a Tel Aviv". Ma il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha tuonato: "Combattiamo l’Iran e le sue metastasi".

La tv israeliana ha riferito che i ministri del gabinetto di sicurezza sono stati convocati e hanno approvato l’operazione in Yemen in una riunione iniziata nel primo pomeriggio, un incontro estremamente insolito durante lo Shabbat ma evidentemente non rinviabile. Israele ha informato gli Stati Uniti prima dell’operazione, così come altri alleati, e "presumibilmente" anche l’Egitto e altri Paesi nella regione che non "dovevano essere sorpresi dai raid", ha spiegato Canale 12, sottolineando che i ministri israeliani sono stati informati della "possibilità di una risposta significativa" dei nemici di Israele.

Che effettivamente è stata annunciata a stretto giro sui social di uno dei membri del governo Houthi filo-iraniano Mohammed al-Bukhaiti: "Gli attacchi israeliani a Hodeida, controllata dagli Houthi, saranno accolti da una escalation. Israele ne pagherà il prezzo". "L’incendio di Hodeida consumerà Israele", ha avvertito Hamas mentre gli Hezbollah libanesi annunciano "una nuova fase" del conflitto.

A cose fatte, Netanyahu è intervenuto direttamente, prima con una dichiarazione diffusa dal suo ufficio per dire che ha seguito direttamente l’attacco, poi in tv: "Chiunque desideri vedere un Medio Oriente stabile e sicuro dovrebbe opporsi all’asse del male iraniano e sostenere la lotta di Israele contro l’Iran e le sue metastasi: nello Yemen, a Gaza, in Libano, ovunque", ha detto. "Questa operazione ha colpito obiettivi a 1.800 km dai nostri confini. Rende chiaro ai nostri nemici che non esiste luogo in cui non possa arrivare il lungo braccio dello Stato di Israele".

I piani per l’attacco di Israele nello Yemen erano stati elaborati in anticipo – ha riferito la tv israeliana – e sono stati aggiornati dopo il drone su Tel Aviv. L’Idf ha affermato che i raid avevano lo scopo di impedire agli Houthi di importare armi iraniane nel porto di Hodeida che per questo Israele considera un "legittimo obiettivo militare". L’attacco – ha sottolineato l’Idf – è stato condotto esclusivamente da Israele.

Sull’operazione è intervenuto Gallant: "L’incendio che brucia Hodeida si vede in tutto il Medio Oriente e il significato è chiaro. Gli Houthi ci hanno attaccato più di 200 volte. La prima volta che hanno fatto del male ad un cittadino israeliano, noi li abbiamo colpiti. Il sangue dei cittadini israeliani ha un prezzo".

L’allerta in Israele è massima. A cominciare dal fronte libanese da dove in giornata era partita una salva di 45 razzi che ha provocato incendi in territorio israeliano, ma nessuna vittima. Mentre l’esercito impegnato nella Striscia ha fatto sapere che nell’ultima settimana più di 150 terroristi sono stati uccisi durante un’operazione nella città di Gaza, dove sono stati trovati equipaggiamenti di Hamas, materiale di intelligence e un sito sotterraneo per la produzione di armi.

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Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, nel pomeriggio diversi civili sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani su Gaza City e sul campo profughi di Nuseirat. Altri attacchi con vittime vengono segnalati da fonti palestinesi nell’area di Saftawi, a nord di Gaza City.

Al Jazeera ha riferito di altre vittime durante la notte, oltre 25, ma le fonti forniscono numeri differenti e non distinguono tra miliziani e civili. In serata sono scesi in piazza in tutto Israele i manifestanti anti-governo per chiedere al premier di non partire per gli Usa prima di concludere l’accordo per la liberazione degli ostaggi. Netanyahu dovrebbe volare a Washington domenica sera.

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