Firenze: Procura chiede processo per Dell’Utri e la moglie. L’accusa: non dichiarò i bonifici di Berlusconi

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La Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex senatore Marcello Dell’Utri e per la moglie, Miranda Ratti, per non aver dichiarato ai fini fiscali un ammontare complessivo di 42.679.200 euro come variazione del reddito, così violando la legge Rognoni-La Torre sulle misure antimafia.

L’ingente somma di denaro, secondo la Procura, sarebbe pari ai bonifici bancari che l’allora leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, avrebbe Dell’Utri una volta condannato con decisione passata in giudicato, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio 2014, e depositata il 1° luglio successivo, per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso.

Le accuse, a vario titolo, nei confronti degli indagati Dell’Utri e Ratti sono ora di trasferimento fraudolento di valori e di mancata comunicazione delle variazioni del reddito in quanto condannato con pena definitiva. L’indagine è arrivata a conclusione alla fine dello scorso nell’ambito dell’inchiesta sui presunti mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993 a Roma, Milano e Firenze, dove l’ex senatore di Forza Italia è stato indagato con Berlusconi.

Nel marzo scorso la Direzione Distrettuale aveva ottenuto dal gip del Tribunale di Firenze, Antonella Zatini, il sequestro preventivo di 10,8 milioni di euro individuati nei flussi nei conti correnti di Dell’Utri e di sua moglie.

Nell’atto di chiusura delle indagini sul flusso di denaro che per anni è intercorso tra l’ex presidente del Consiglio e il suo storico braccio destro, frutto secondo la ricostruzione proprio di un debito di riconoscenza per il silenzio mantenuto dall’ex senatore di Forza Italia di fronte agli inquirenti, la Direzione distrettuale antimafia di Firenze ipotizza “l’aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi”.

Con Dell’Utri è indagata la moglie, Miranda Ratti. Oltre alla violazione della normativa antimafia, per la mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa (da qui il sequestro di parte delle somme, circa 10,8 milioni), i pubblici ministeri fiorentini hanno formulato una seconda imputazione, quella di intestazione fittizia di beni.

Il reato in questo caso è legato a 15 bonifici, per un totale di 8 milioni di euro, versati da Berlusconi alla stessa Miranda Ratti, con l’obiettivo secondo gli inquirenti di “eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione”.

Le transazioni finanziarie erano state ricostruite da una perizia disposta dai pm Luca Tescaroli, Luca Turco, e Lorenzo Gestri. Dell’Utri avrebbe avuto incrementi patrimoniali per circa 42 milioni, legati in larga parte ai versamenti fatti da Berlusconi tra il 2012 e il 2021 (circa 28 milioni di euro). Causa prescrizione, la procura di Firenze si è concentrata sulle somme raccolte dal 2017, 13,4 milioni.

Sulle somme di denaro si era soffermata anche la Dia, che in un’informativa aveva giudicato quelle elargizioni “sicuramente connesse a un riconoscimento anche morale, l’assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l’ultimo periodo, per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi”.

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