Giorgetti, lacrime e sangue : “Tassati profitti e ricavi. Manovra richiede sacrifici a tutti”. Borsa chiude a -1,5%. Carburanti: no aumenti

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“Un piano lacrime e sangue”. Parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Faccio il giornalista da oltre 50 anni e annunci di questo tipo li ho ascoltati, e riportati, moltissime volte. Ora tocca al governo di centrodestra, guidato da Giorgia Meloni, preparare gli italiani alla “botta” che sarà contenuta nella manovra. Le opposizioni, peraltro in ordine sparso, visto che il Campo largo è diventato un cortile di limitate dimensioni, strepitano chiedendo di tassare i grandi capitali e di rinunciare a investimenti tipo il Ponte sullo Stretto di Messina. Il problema? Il debito italiano: altissimo. E l’attenzione riservataci dall’Europa che ha messo l’Italia, da anni (quindi con tutti i governi) sotto la procedura d’infrazione.

L’unica notizia rassicurante (si fa per dire) arriva dal tesoro che assicura: non ci saranno aumenti sulle tasse dei carburanti. Accise rimodulate fra benzina e diesel.

Allora: di quanto “sangue” ha bisogno Giorgetti? Il ministro fa sapere che il Piano strutturale di bilancio (Psb) servirà a garantire all’Unione Europea l’impegno dell’Italia nel ridurre il debito e il deficit. Con questa premessa “la manovra richiederà sacrifici da tutti”. In prima battuta verranno tassati i profitti e i ricavi. “Non è corretto parlare di extraprofittì, ma di tassare i profitti a chi li ha fatti: è uno sforzo che tutto il sistema paese deve fare”, ammonisce il titolare di via XX Settembre.

Piazza Affari reagisce male alla notizia del giro di vite fiscale. Il calo supera l’1,4%. Eppure il Tesoro avrà bisogno di un mercato brillante perché nel corso del medesimo evento Giorgetti annuncia annuncia che verranno collocate un’altra quota di azioni Poste Italiane di cui il Mef è azionista al 64% e di Mps di cui detiene ancora il 26,73%. Molto diretto Giorgetti: “Abbiamo l’intenzione di vendere un’ulteriore quota di Mps prima della fine dell’anno”. L’obbligo di rispettare gli impegni europei impone una scaletta molto rigorosa.

“La situazione di mercato di alti tassi di interesse ha permesso a Mps di uscire brillantemente dai suoi problemi e il successo della vendita della quota lo dimostra”, ha aggiunto il ministro, spiegando che “l’idea è ancora quella di creare un progetto industriale a medio termine” e la banca “può e deve svolgere un ruolo nel dare forma a ciò che diventerà il settore bancario italiano in futuro”.

Oltre a Mps, il governo dovrebbe procedere anche con la vendita di un’ulteriore tranche di Poste Italiane, seguendo quando deciso a metà settembre, pur mantenendo almeno il 35% del capitale, operazione che potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 2,5 miliardi di euro. Tra le ipotesi di date per la cessione erano emerse quelle di lunedì 14 o lunedì 21 ottobre anche se Giorgetti non si è espresso su questo.

Il ministro, infatti, ha detto che per la prossima manovra “ci sarà una chiamata di contribuzione per tutti, non semplicemente per le banche”, suggerendo quindi il progetto di un prelievo inaspettato su una larga platea di imprese. Tra i settori interessati ci sarà anche la difesa, oltre “agli altri che beneficiano del contesto di mercato”, annuncia il ministro, facendo riferimento ai conflitti in corso, in particolare in Medio Oriente e in Ucraina.

Poi la chiamata alle armi: “Taglieremo le spese, ma ci sarà anche un concorso delle entrate e non ci sarà più la narrativa come in passato sugli extra profitti bancari dal momento che in quel momento le banche facevano più profitti”, in quanto “non si tratta di tassare gli extra-profitti, ma di tassare i giusti profitti”. “Nel percorso esigente di rientro del deficit è evidente che ci apprestiamo ad approvare una manovra che richiederà sacrifici da tutti” e che “sarà uno sforzo che l’intero paese deve sostenere, individui, ma anche società piccole, medie e grandi e la Pubblica amministrazione”, conclude Giorgetti: “Facciamo tutti parte di un Paese che deve mettere a posto conti. La chiamata alla contribuzione è per tutti”.

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Il ministro, parlando delle sfide legate al nuovo contesto economico europeo, ha sottolineato come le regole introdotte dagli accordi tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea siano complesse non solo dal punto di vista tecnico, ma anche comunicativo. Il ministro ha altresì evidenziato che le nuove normative non risolvono completamente la questione della politica fiscale a livello europeo e della zona euro.

Giorgetti ha quindi poi spiegato che gli Stati membri con alti livelli di debito pubblico, come l’Italia, dovranno adottare misure di riduzione del deficit, ma queste restrizioni di bilancio potrebbero limitare gli investimenti in settori strategici come l’innovazione tecnologica e la transizione ecologica. Le principali economie globali stanno affrontando queste sfide con massicci investimenti pubblici, creando un divario tra l’Unione Europea e altre potenze economiche.

Nonostante le difficoltà, Giorgetti ha concluso affermando che le nuove regole europee rappresentano, comunque, un miglioramento rispetto al precedente Patto di stabilità e crescita (Psc), grazie a una maggiore flessibilità nella gestione del bilancio e a una migliore integrazione tra le politiche economiche dei vari Paesi europei. Ma naturalmente occorre il “piano lacrime e sangue”.

Sandro Bennucci

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