Arno in gabbia a Firenze: le spallette diventano “muri” contro le alluvioni. Ma nessun piano di bacino li prevede

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Prima si inventarono gli argini gonfiabili, idea che si rivelò bislacca. Ora hanno deciso di mettere Arno finisce in “gabbia”: ossia di di chiuderlo mezzo ad argini alti nel tentativo, tutto da verificare, di limitare il rischio alluvioni. Il risultato sarà quello di sciupare uno dei paesaggi più belli del mondo.

Ed ecco la notizia: entro fine mese inizieranno i lavori per la ‘Mitigazione del rischio idraulico per l’abitato di Firenze’, approvati dalla Protezione civile nazionale e finanziati con risorse del Pnrr, un intervento da 14.759.000 euro, con la conclusione dei lavori prevista per la fine del 2025. L’intervento, il primo dalla modifica della soglia dell’Arno sotto Ponte Vecchio attuata a seguito dell’alluvione del 1966, interesserà un tratto di circa 5 km lungo le rive del fiume, dal ponte Santa Trinita fino alla Nave a Rovezzano.

Il problema? L’Arno si deve bloccare a monte di Firenze, ossia nel Valdarno: quando una vaolanga d’acqua alta sei metri entra in città non la fermi più. Non a caso nessun piano di bacino ha mai previstoun’opera del genere. Gli ingegneri De Marchi e Supino, che pianificarono il primo piano per proteggere Firenze e due terzi della Toscana da eventi come quello del 1966, esclusero di dover alzare “muri” sui lungarni fiorentini.

Invece la Regione Toscana va avanti. Secondo quanto reso noto, è previsto il rifacimento delle strutture di contenimento del fiume, in modo da riuscire a contenere portate di piena con tempo di ritorno duecentennale, calcolate tenendo in considerazione l’attuazione del Piano di laminazione dell’invaso di Bilancino. Per ottenere questo risultato saranno realizzate opere fisse come nuovi argini in terra e muri di contenimento in cemento armato, opere fisse manovrabili e opere provvisionali da porre in opera in caso di allerta. In particolare, spiega la Regione Toscana in una nota, nei tratti di Lungarno Diaz, Lungarno delle Grazie e Lungarno Acciaiuoli, sono previsti il consolidamento dei muraglioni d’argine, il rifacimento delle spallette e, sugli ultimi due, la predisposizione per barriere temporanee in caso di necessità (panconi), con alloggiamenti in acciaio inox da mantenere efficienti con pulizia annuale.

La risistemazione degli argini in terra sarà effettuata nel tratto da Rovezzano all’Anconella, mentre il contenimento con barriere fisse in acciaio corten di altezza massima di un metro è previsto tra l’Hotel Ville sull’Arno e il Torrente Affrico. Morale? Sarà brutto a vedersi. E, a mio parere, di scarsa utilità. Forse di nessuna utilità. Ripeto: se non fermi a monte un’onda da 4100 metri cubi al secondo (alluvione del 1966) Firenze viene travolta anche con spallette alte. E capaci di sciupare il paesaggio.

Sandro Bennucci

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