Sarà un altro venerdì nero l’8 novembre 2024 per il trasporto pubblico locale. E’ infatti in programma un nuovo sciopero, l’ennesimo di questo “autunno caldo”, proclamato dai sindacati da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl-Fna. Lo sciopero si annuncia partecipato e durerà 24 ore, per la prima volta da 19 anni senza fasce di garanzia. Autolinee Toscane, che gestisce il trasporto pubblico su gomma della Regione Toscana, lo sciopero avrà “un impatto molto diverso rispetto ai precedenti finora avvenuti”.
Nello sciopero di venerdì 8 novembre, anche in assenza di fasce di garanzia, dovranno essere comunque garantiti servizi minimi di trasporto. In particolare, nelle fasce orarie che saranno decise a livello locale, “saranno assicurati servizi di trasporto urbano e extraurbano con l’utilizzazione del 30% del personale viaggiante, dovranno essere garantiti preminentemente i collegamenti con gli aeroporti, le stazioni ferroviarie e marittime, dovrà essere mantenuto in servizio tutto il personale adibito ai servizi specializzati di particolare rilevanza sociale, quale il trasporto per i disabili e il trasporto con scuolabus degli allievi delle scuole materne ed elementari”.
BUS – Autolinee Toscane comunica sul proprio sito che per ciascun territorio locale, saranno effettuate solo alcune corse tra le 4.15 e le 8.14 e tra le 12.30 e le 14.29. Per maggiori informazioni consultare www.at-bus.it.
TRAMVIA FIRENZE – Gest rende noto che i servizi minimi assolutamente indispensabili, individuati in circa il 30% del personale viaggiante saranno effettuati durante le fasce 06:30- 09:30 e 17:00-20:00. Il dettaglio delle corse è disponibile su www.gestramvia.it.
LE MOTIVAZIONI DELLA PROTESTA – L’agitazione è stata confermata da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl-Fna con una lettera inviata agli utenti. “Non si tratta di uno sciopero – spiegano unitariamente le organizzazioni sindacali – che chiede soltanto il rinnovo del ccnl, scaduto dal 31 dicembre 2023, ma vuole provare ad aprire nel Paese una riflessione su un sistema di mobilità collettiva che, senza una riforma di sistema, rischia gradualmente di sparire, ormai non più solo nelle zone a bassa domanda, ma anche nei medi centri urbani e nelle grandi città. Assenza di risorse adeguate, 1,5 miliardi di tagli negli ultimi 10 anni e mancanza di politiche di programmazione producono un modello di mobilità sempre più incapace di intercettare le necessità della cittadinanza”.
La carenza ormai strutturale di personale operativo, spiegano i sindacati, “si traduce in tagli del servizio, comporta il peggioramento delle condizioni lavorative ed un aumento esponenziale degli episodi di aggressione al personale”.
Ernesto Giusti