“Anche la Cina deve fare la sua parte”. Lo spiega bene, Sergio Mattarella, dopo aver incontrato a Pechino il presidente Xi Jinping e il premier Li Qiang e aver ribadito in ogni modo la “piena sintonia” riscontrata con i suoi interlocutori. Il Capo dello Stato rivolge la sua Lectio magistralis agli studenti dell’Università ‘Beida’ – in platea ci sono anche l’ex premier Romano Prodi (che dal 2025, per sei mesi, sarà il primo docente della cattedra in Cultura italiana voluta e finanziata dalla fondazione Agnelli), John Elkann, Pier Ferdinando Casini – e rivolge un appello a Pechino.
In primis, sull’Ucraina. La Cina ha sostenuto Mosca, anche a livello militare, ma ora Mattarella invoca “regole condivise, poste in essere, e non rinviate di vertice in vertice” e il “rafforzamento” del multilateralismo e dei consessi internazionali, a partire dalla Nato, perché si arrivi a una composizione delle controversie. L’inquilino del Colle esprime allora “l’aspettativa” che Pechino “faccia uso della sua grande autorevolezza” per ribadire il tradizionale sostegno alle norme di convivenza stabilite dal diritto internazionale, “adoperandosi per porre termine alla brutale aggressione russa all’indipendenza e alla integrità territoriale dell’Ucraina, primo passo per una pace giusta”.
Non solo Kiev, però. Anche in Medio Oriente Mattarella si aspetta che la Cina “vorrà aggiungere la sua voce” perché si possa “subito fermare la guerra” e applicare “finalmente” una soluzione a due Stati tra Israele e la Palestina. Il Capo dello Stato si dice anche preoccupato per “l’instabilità” che caratterizza la regione dell’Indo-Pacifico, ricorda le “elementari libertà” (come quelle di navigazione e di sorvolo) chieste dall’Ue e dal rispetto del diritto internazionale e chiede “saggezza” a tutte le parti coinvolte, perché, sottolinea, “ci si astenga da iniziative unilaterali che possono esacerbare le difficoltà già esistenti, in questo come in altri quadranti geografici”.
L’appello che Mattarella rivolge riguarda tutte le sfide del nostro tempo, a partire da quella del rispetto dei diritti e della dignità della persona. “Ribadire principi che rappresentano un presidio di civiltà, indipendentemente dai contesti politici, economici o culturali non esprime interferenza nei confronti di alcuno”, dice chiaro, quasi sollevando un velo dietro al quale il suo interlocutore si è a volte rifugiato. Del resto, recita un passaggio della sua lectio magistralis, “le differenze di approccio o le differenze di opinione, non possono mai far velo tra amici, se espresse con franchezza e con disponibilità all’ascolto”. È con la stessa “franchezza”, poi, e con “spirito costruttivo” che il Capo dello Stato sollecita – in ambito economico – un rapporto commerciale “equilibrato” e la “rimozione delle barriere che ostacolano l’accesso al mercato cinese di prodotti italiani di eccellenza”.
L’inquilino del Colle, che aveva parlato a Xi dell’esigenza di garantire un “mercato aperto”, rivolge in mattinata al premier Li Qiang parole nette: se è vero che l’interscambio Italia-Cina tra il 2106 e il 2022 è sostanzialmente raddoppiato, passando da 38 miliardi a quasi 74 miliardi, sottolinea, è anche vero che si tratta di un valore che “è ancora al di sotto del suo potenziale e c’è l’esigenza di un riequilibrio nello sviluppo del rapporto tra importazioni ed esportazioni tra Cina e Italia”. Lo stesso, insiste, vale anche per gli investimenti. Sono cresciuti quelli italiani in Cina, spera facciano altrettanto quelli del gigante asiatico nel nostro Paese.
C’è anche il rapporto con l’Ue da rilanciare, dopo i dazi decisi da Bruxelles per le auto elettriche made in China. Mattarella mette sul tavolo l’impegno di Roma “affinché il dialogo tra Pechino e le Istituzioni europee, basato sul mutuo rispetto, sulla trasparenza e sulla collaborazione a lungo termine, sia costruttivo”. Poi assicura: “Nessuno in Europa, men che meno l’Italia, immagina una stagione di protezionismo”. Anzi. “L’apertura delle nostre rispettive società – è la certezza dell’inquilino del Colle – gioca un ruolo cruciale”.