Alla quasi unanimità ma senza raggiungere il quorum del 50%, l’Ungheria ha detto di no per referendum all’obbligo di accogliere profughi per alleggerire il carico di altri paesi dell’Ue, come Italia e Grecia. Ma non lo ha fatto con il minimo di consistenza plebiscitaria che aveva chiesto il premier nazionalista-conservatore ed euroscettico Victor Orban, vincitore, ma in una certa misura anche sconfitto, del referendum. In serata, con le urne chiuse alle 19:00, i primi exit poll davano una vittoria del no con 3,2 milioni di voti e una quota del 95%, di cinque punti superiore a quanto previsto dai sondaggi. L’affluenza però, come annunciato dall”Ufficio elettorale nazionale è stata del 43,42% soltanto: il quorum del 50% non e” stato raggiunto e dunque la consultazione non è valida secondo la legge in vigore, a dimostrazione che gli appelli al boicottaggio dell’esile opposizione ungherese, assieme alla tradizionale disaffezione per lo strumento referendario, si sono fatti sentire.
Secondo Orban, comunque, cambia poco: già dopo aver votato in mattinata in una scuola elementare del suo quartiere a Buda, ha detto che “non importa se il referendum risulterà valido o meno: conseguenze giuridiche ci saranno comunque. L’importante è che i no siano maggioranza”. Il premier ha annunciato inoltre che “la cosa più importante” per lui è quella di poter andare a Bruxelles già questa settimana per “condurre negoziati” e ottenere che non sia obbligatorio per l’Ungheria accogliere “il tipo di gente” che “noi non vogliamo”, ha aggiunto con implicito riferimento a potenziali terroristi e musulmani. Orban ha sottolineato che gli ungheresi sono “orgogliosi” di essere “i primi”, e “sfortunatamente” anche “gli unici” a votare in un referendum “sulla questione dei migranti”.