Annullare la condanna di Francesco Schettino: è questa la richiesta alla Corte di Cassazione formulata dall’avvocato Saverio Senese, difensore dell’ex comandante della Costa Concordia naufragata all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012. Schettino è stato condannato lo scorso 31 maggio a 16 anni di reclusione e un mese di arresto dalla Corte d’Appello di Firenze, confermando la sentenza di primo grado del Tribunale di Grosseto, emessa l’11 febbraio 2015.
Nei motivi del ricorso si precisano le richieste dell’annullamento della condanna e per una serie di violazioni di legge e vizi di forma si chiede l’annullamento con rinvio del processo a una nuova Corte d’Appello, diversa da quella che ha già giudicato Schettino a Firenze. Sono nove i motivi di ricorsi in Cassazione per altrettante violazioni di legge evidenziate dalla difesa di Schettino. Per l’avvocato Senese occorre celebrare un nuovo processo d’appello nel rispetto di una serie di regole che a parere della difesa sarebbero state violate: soprattutto riguardo alle contestazioni dei reati di naufragio, abbandono di nave e omicidi colposi plurimi. A giudizio del legale difensore, non sarebbero state valutate una serie di prove favorevoli all’imputato, mentre sarebbero state “sopravvalutate” quelle a lui contrarie.
Anche l’avvocato Donato Laino, altro difensore di Schettino, ha presentato un ricorso autonomo in Cassazione per vizi processuali, dove ha eccepito la nullità della sentenza di appello per omesso esame dei motivi da lui “ritualmente depositati”. In sostanza, i giudici della Corte fiorentina non avrebbero valutato alcuni dei motivi avanzati da Laino, avendo invece dichiarato “inammissibili” altri iniziali motivi. Nella sentenza della Corte d’Appello di Firenze c’è una “pena accessoria” aggiuntiva “in parziale riforma” rispetto alla sentenza di accessoria” aggiuntiva “in parziale riforma” rispetto alla sentenza di primo grado: Francesco Schettino è stato interdetto per cinque anni da ogni tipo di professione marittima, non solo da quella di comandante, in conseguenza del reato di naufragio colposo.