Caporalato nel Chianti: arrestati titolari di aziende agricole

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vino-toscano-vite-uvaCaporalato in aziende agricole del Chianti. L’inchiesta della procura di Prato ha fatto scattare gli arresti domiciliari per alcuni titolari d’azienda. Motivo? Centinaia di richiedenti asilo sarebbero stati reclutati per lavorare a nero in terreni e fattorie. Gli extracomunitari sarebbero stati impiegati anche nell’azienda agricola di Sting, tra le province di Firenze, Siena e Arezzo, ma la star , assicurano i magistrati inquirenti, sarebbe stato del tutto all’oscuro a quanto avveniva.

Tutto questo è emerso dall’inchiesta della procura di Prato che, come detto, ha portato all’esecuzione di undici misure di custodia cautelare, cinque arresti domiciliari e sei obblighi di dimora, nell”ambito di un’operazione contro il caporalato e lo sfruttamento di cittadini extracomunitari. Un gruppo di pachistani, secondo la procura per oltre cinque anni (dal 2011 al 2016), avrebbe reclutato centinaia di extracomunitari e un’azienda agricola, la Coli, avrebbe avuto, secondo la procura pratese, un ruolo di primo piano nella vicenda. Tre amministratori della società sono agli arresti domiciliari: l’ipotesi di reato è associazione a delinquere finalizzata all”acquisizione di manodopera clandestina.

Secondo gli investigatori, che avevano avviato le indagini la scorsa primavera dopo la segnalazione di due lavoratori sfruttati, gli amministratori della Coli spa sarebbero stati, sempre secondo l’accusa, «protagonisti e mandanti del sistema di reclutamento degli extracomunitari», come ha spiegato dal procuratore capo Giuseppe Nicolosi. Le accuse, a vario titolo, sono di intermediazione illecita nel reclutamento di cittadini extracomunitari, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, interramento di rifiuti speciali, emissione di fatture false, ostacolo alle indagini e frode in esercizio del commercio.

Riguardo all’azienda di Sting, nel corso di una conferenza stampa il sostituto procuratore Antonio Sangermano, titolare dell”inchiesta, si era limitato a spiegare che gli inquirenti «erano stati informati del fatto che alcuni di questi lavoratori avrebbero prestato la propria opera nei terreni di una famosa star internazionale che però era all’oscuro di tutto e non era presente. Abbiamo verificato tutto con scrupolo ed escludiamo nel modo più assoluto ogni sua responsabilità rispetto ai fatti in oggetto».

 

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