La crisi del commercio a Livorno. I negozi di alimentari in via di estinzione

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livornoIntervento del Direttore Confesercenti Livorno Alessandro Ciapini sulle pagine del Tirreno

Il commercio al dettaglio di alimentari, carni ed ortofrutta con zero nuove aperture in tutta la provincia è veramente moribondo, spazzato via dai 44 punti di media e grande superficie di vendita presenti a Livorno con ben 15 marchi diversi. E’ il Direttore Confesercenti Livorno Alessandro Ciapini a presentare questi dati allarmanti.

Nel quarto bimestre 2016, secondo i dati dell’Osservatorio dell’associazione di categoria, è di 35 il saldo negativo tra aperture e chiusure a Livorno delle attività del commercio, del turismo e dei servizi. Si prevedono, entro la fine dell’anno, ben 300 attività commerciali in meno nella sola città di Livorno.

“I dati – analizza Ciapini – sono la conferma della nostra previsione di un saldo choc di oltre trecento attività in meno in città a fine anno. Stiamo assistendo alla drammatica erosione degli spazi di mercato dei piccoli esercizi di vicinato mentre la grande distribuzione registra nei primi sette mesi dell’anno una crescita dell’1,3%.”

Il piccolo commercio in picchiata, quindi, a fronte di una grande distribuzione con segno più. Nei primi due mesi dell’anno, sempre secondo i numeri dell’Osservatorio, a fronte di 40 nuove attività, 102 saracinesche si sono abbassate. Un trend negativo, che, purtroppo, è lievitato. «La deflazione e la contrazione dei consumi stanno letteralmente distruggendo il tessuto imprenditoriale dei comparti di nostro riferimento», continua Ciapini.

Delle imprese che hanno oscurato le vetrine, in totale 65, 26 appartengono al settore ristorazione ed alloggio (bed & breakfast, affittacamere) e 17 negozi al dettaglio, vale a dire attività economicamente strutturate e storicamente radicate sul territorio. Quasi la metà delle nuove partite iva (13) si riferisce ad attività di commercio ambulante, spesso attività rifugio in tempi di crisi. «Qui non si tratta di fare i gufi o i catastrofisti – prosegue il direttore – ma è oggettivo come i dati confermino una difficoltà delle imprese a “reggere” un mercato fortemente condizionato dalla contingenza economica negativa, soprattutto in una città come Livorno piegata dalla crisi più pesante dal dopoguerra, ed in un territorio costiero provinciale caratterizzato da due aree di crisi industriale complessa distanti tra loro di solo 80 km (appunto Livorno e Piombino)». Alla città serve, secondo i commercianti, una ripresa dei consumi interni. «In questa città – continua – non abbiamo bisogno di aumentare l’offerta ma, al contrario, aumentare i consumi e la domanda interna altrimenti non andiamo da nessuna parte».

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