La Spagna esce da un lungo periodo di paralisi politica e ha di nuovo un vero Governo con la fiducia del Parlamento. Il premier è nuovamente Mariano Rajoy, che ha ottenuto la fiducia del Congresso grazie all’astensione di gran parte dei deputati socialisti. Il periodo di incertezza, cominciato il 20 dicembre del 2015 – quando alle elezioni hanno fatto irruzione i nuovi partiti, Podemos e Ciudadanos, che hanno rotto il classico schema bipolare, destra-sinistra – non aveva però causato molti danni all’economia del paese, che non ne ha risentito. Anzi la Spagna, quanto a pil, è progredita più dell’Italia.
Il governo però nasce ancora una volta debole, in minoranza al parlamento e con un’opposizione divisa, ma pronta a dare battaglia. Rajoy ha ottenuto 170 voti a favore, quelli del Partito Popolare e dei centristi di Ciudadanos e 68 astensioni del Psoe. I ribelli socialisti sono stati 15, 7 dei quali della federazione catalana. Tra loro non figura l’ex segretario Pedro Sanchez che si è dimesso da deputato a poche ore dal voto, pur di non dare il via libera al rivale, senza disobbedire alla disciplina di partito.
Contro Rajoy hanno votato Podemos, i suoi alleati catalani, valenciani e galiziani, i partiti baschi e quelli indipendentisti catalani.