«Venti giorni trascorsi in modo improduttivo, con l’unico effetto dannoso, per noi e soprattutto per la Banca di essersi privata della possibilità di ricevere un’offerta definitiva e impegnativa»: sono le parole scritte dall’ex ministro Corrado Passera (nella foto) in una lettera al consiglio di amministrazione di Mps con cui ritira la sua proposta per la banca senese.
Dopo l’approvazione del piano industriale, il cda di Mps si è impegnato a valutare la proposta di Passera per il riassetto della banca, alternativo a quello messo a punto da Jp Morgan e Mediobanca. Oggi però, l’ex ministro ed ex consigliere delegato di Intesa Sanpaolo ha deciso di ritirare l’offerta a causa dell’«atteggiamento di totale chiusura che la Banca ha dimostrato nei nostri confronti».
La motivazione, spiega Passera, sta nel fatto che la banca ha rifiutato la richiesta di avviare la due diligence sui conti del Gruppo, dando soltanto la disponibilità a permettere l’accesso alle informazioni che verranno rese accessibili con la data room.
Passera avrebbe voluto confrontarsi con la Bce ma «la banca ci ha detto che la nostra proposta non sarebbe abbastanza solida per essere presentata alla Bce. Premesso che questo è un giudizio che è prerogativa della Bce, ricordiamo che stiamo parlando di un piano d’impresa molto dettagliato; di lettere di interesse ufficiali da parte di primari investitori internazionali per circa 2 miliardi di euro e dell’assunzione di un impegno a garantire l’aumento di capitale in opzione agli attuali azionisti per 1-1.5 miliardi di euro. La Banca ci ha detto – conclude Passera – che la Bce ha approvato solo l’attuale impostazione e che la nostra proposta di aumento di capitale immediato di 3,5 miliardi non sarebbe stata presa in considerazione».
In giornata è arrivata la replica di Banca Mps, secondo cui la proposta presentata da Passera era «formulata per conto di investitori di cui non sono state rese note le generalita», e non ancora «solidificata». La decisione di Passera, secondo il consiglio d’amministrazione dell’istituto senese, si basa su «argomentazioni infondate e incompatibili con la necessità della Banca di assicurare parità informativa tra i suoi potenziali investitori, e di mantenere il controllo delle informazioni fornite agli stessi». Tali principi di parità informativa, aggiunge Banca Mps, sono stati «pienamente accettati da altri investitori che hanno mostrato interesse».
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