Anche Boeri non ha nascosto i dissapori che hanno creato contrasti con Cioffi. «Ha dichiarato in modo aperto le sue divergenze – ha spiegato il numero uno dell’Inps – e non poteva essere chiamato ad attuare una riforma organizzativa in cui aveva mostrato di non credere».
Tra Boeri e Cioffi era scoppiata una lotta intestina su alcuni punti della riforma dell’Istituto di Previdenza voluta dal presidente. Il contrasto si era palesato addirittura nelle aule parlamentari. In una recente audizione il direttore generale aveva affermato che, se la dialettica tra gli organi fosse proseguita, ci sarebbe stato il «rischio di ricadute di carattere organizzativo».
La riforma Boeri punta ad incidere sulla dirigenza Inps e sul metodo con cui viene selezionata, ma anche a rafforzare la presenza sul territorio, tagliare le posizioni dirigenziali da 48 a 36, e a ringiovanire il personale, procedendo all’assunzione di 900 nuove leve. In un primo momento Cioffi sembrava condividere queste scelte ma poi ne aveva preso le distanze perché riteneva che il presidente tendesse a mettere a punto un progetto che volgesse a suo favore l’equilibrio dei poteri, depotenziando la figura del direttore generale stesso.
Il progetto di riforma è stato osteggiato anche dal Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza, dove siedono le parti sociali, tra cui i sindacati, che ha fatto ricorso al Tar per bloccarla. Un macigno che però non sembra fermare Boeri, determinato ad andare avanti nella riorganizzazione dell”Inps, che porterà entro l”anno ad azzerare gli incarichi dirigenziali di fascia alta.
Secondo alcune ricostruzioni, inoltre, il rapporto tra Boeri e Cioffi si era incrinato lo scorso febbraio dopo che il direttore generale era risultato indagato per abuso d’ufficio nell’ambito della gestione di una ispezione Inps in Enel, in cui aveva lavorato come direttore del personale dal 2006 al 2014.