Referendum: il voto degli italiani all’estero può decidere la contesa

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referendumUna forte polemica ha suscitato il sospetto di brogli sul voto degli italiani all’estero (circa 5 milioni), che potrebbero in definitiva essere decisivi per l’esito del confronto referendario. Dubbi vengono avanzati dal M5S e dai Comitati del No, questi ultimi hanno addirittura preannunciato l’intenzione di ricorrere contro i voti degli italiani all’estero, qualora questi diventassero decisivi per la vittoria dei Si o dei No.

DISPOSIZIONI – Prima di fare il punto sutte tesi contrapposte, riterrei opportuno ricapitolare le disposizioni che regolano il voto degli italiani all’estero, Le modalità di esercizio di tale diritto di voto sono stabilite dalla legge n. 459 del 2001, conosciuta come legge Tremaglia, dal nome del parlamentare di Alleanza Nazionale Mirko Tremaglia, che si batté a lungo per il voto degli italiani all’estero, nell’ingenua convinzione che il voto avrebbe poi premiato la sua parte politica. Cosa che in effetti non avvenne mai.. Quest’opportunità si concretizzò a partire dalle elezioni politiche del 2006, quando entrò in vigore l’istituzione della circoscrizione Estero.

LEGGE – Riassumiamo il dettato della legge riportando il testo reperito sul sito della Farnesina. «I cittadini italiani residenti all’estero e regolarmente iscritti all’AIRE possono esercitare il diritto di voto all’estero nel luogo di residenza per le elezioni politiche nazionali, per i referendum abrogativi e costituzionali ex artt. 75 e 138 della Costituzione e per le elezioni del Parlamento europeo. Il voto all’estero per le elezioni politiche nazionali e i referendum è regolato dalla Legge 27 dicembre 2001, n. 459 e dal relativo Regolamento attuativo (D.P.R. 2 aprile 2003, n. 104), in attuazione degli art. 48, 56 e 57 della Costituzione, che hanno istituito la Circoscrizione Estero. La Legge 6 maggio 2015, n. 52, (c.d. Italicum) ha stabilito che anche i cittadini temporaneamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi per motivi di lavoro, studio o cure mediche possono chiedere al proprio Comune di votare all’estero per corrispondenza. La disposizione avrà effetto per l’elezione della Camera dei Deputati dal 1° luglio 2016, mentre è in vigore da subito per eventuali referendum successivi alla data di entrata in vigore della legge (23 maggio 2015).

SCHEDE – In merito all’applicazione concreta di questa legge nel caso del referendum sono stati segnalati casi di persone che hanno ricevuto due volte la scheda elettorale, che non hanno ancora ricevuto il materiale necessario o di persone decedute a cui è stato consegnato il plico per votare, insomma un bailamme completo. «Non possiamo garantire l’infallibilità del sistema, ma siamo in grado di garantire che se diversi nostri concittadini non dovessero ricevere la scheda possano votare attraverso la rete consolare. Il sistema ha gli anticorpi per rispondere a eventuali disfunzioni e parlare di brogli sembra un voler mettere le mani avanti di fronte all’esito del risultato», ha garantito in prima persona il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Ma pochi gli hanno creduto..
Del resto saranno 4 milioni i nostri connazionali all’estero che avranno diritto al voto, ma si stima che ad esercitarne la prerogativa saranno non più di un milione e mezzo. Si prevede che il voto degli «italians» possa spostare circa il 5% dei voti, una percentuale che soprattutto alla luce degli ultimi sondaggi pubblicati potrebbe quindi decidere le sorti della consultazione per far passare la modifica della Costituzione oppure no.

BRIATORE – Il voto all’estero è diventato anche l’occasione di postare foto e interventi sui social network, dove fioccano foto di elettori che immortalano il loro voto. Il più noto di loro è Flavio Briatore; residente in Gran Bretagna ha pubblicato su Facebook l’immagine di se stesso mentre mette la croce sul Sì.

COMITATO NO – Quei voti vanno annullati, li segnaleremo tutti al ministero, afferma Alfiero Grandi del Comitato del No. Proprio il Comitato è tornato sul tema del ricorso che potrebbe essere presentato dopo il 4 dicembre. «Lo faremo solo nel caso in cui avremo notizie o sospetti di brogli tali da condizionare il risultato», spiega Massimo Villone. «Oppure se l’esito del la consultazione estera avrà un risultato diverso da quella nazionale», chiosa Grandi.

M5S – Ma più deciso è invece il M5S: «Il governo non è in grado di garantire la regolarità del voto all’estero che resta a grave rischio brogli. Sono arrivate, infatti, molte segnalazioni dai nostri connazionali: doppie schede, plichi non arrivati a destinazione, letterine di Renzi pro Si che sarebbero arrivate contemporaneamente alla scheda elettorale e Alfano e Gentiloni, oltre a bofonchiare qualche scusa o esprimere imbarazzo, sono rimasti immobili e non hanno fatto nessuna verifica o intrapreso concrete iniziative al riguardo» ha detto il deputato Daniele Del Grosso, intervenendo nell’Aula della Camera.

Come si vede una situazione elettrica, che sta causando interventi e promesse di ricorsi contro l’operato del Governo. Resta il fatto che, al di là delle ragioni che hanno giustificato l’introduzione di questa legge, sembra poco opportuno e poco corretto nei confronti dei cittadini residenti in Italia il far dipendere dal voto, oltretutto poco controllato, di elettori che hanno scelto di vivere in un altro Paese, una contesa che può determinare un mutamento importante della nostra democrazia.

 

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