Migranti: la nuova proposta Ue sui trasferimenti à la carte respinta dall’Italia

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Commissione UETrasferimenti di richiedenti asilo ‘à la carte’ (con la possibilità cioè di scegliere solo i più gestibili), chiusura delle frontiere interne Schengen per evitare lo spostamento dei migranti verso altri Paesi e misure come la detenzione, per trattenerli. L’Italia bolla come inaccettabile il documento aggiornato dalla presidenza slovacca di turno del Consiglio Ue per riformare il regolamento di Dublino. Decisivi per la partita saranno gli appuntamenti del prossimo consiglio Interni del 9 dicembre ed il summit dei leader Ue del 15 e 16. Da qui ad allora ci saranno il referendum in Italia ed il remake delle presidenziali austriache, il 4 dicembre.

La proposta, fatta circolare nelle ultime ore a Bruxelles, è stata oggetto di incontri ristretti, per misurare il livello di consenso tra i 28. Al tavolo si sono seduti i rappresentanti slovacchi con quelli maltesi (presidenza di turno da gennaio) e della Commissione Ue – spiegano fonti diplomatiche europee – a cui si sono aggiunti, in sessioni separate, i vari Paesi.

Forti critiche sono state espresse dall’Italia, che vede nel nuovo testo anche più insidie di quello servito alla cena informale dei ministri dell’Interno Ue di una settimana fa. Prima di parlare di futuro occorre che l’Ue assolva a tutti i suoi obblighi sui ricollocamenti – ribadiscono fonti italiane – mentre bollano il documento come irricevibile. Questo perché, non prevede un meccanismo di solidarietà automatico permanente, si spinge oltre il mandato, intrecciando il regolamento di Dublino alle sorti di Schengen e introduce una gestione centralizzata delle crisi, con possibili bypass alla sovranità nazionale. Per Roma, è da rispedire al mittente anche l’idea di trasferimenti solo per alcune categorie di richiedenti asilo: quelli più facilmente integrabili, quelli con meno probabilità di dover essere rimpatriati, o solo i soggetti considerati vulnerabili come ad esempio i minori non accompagnati.

Un no netto arriva anche di fronte all’ipotesi di chiudere le frontiere interne Schengen con lo Stato in crisi (come si sta facendo attualmente con la Grecia), poiché in caso di flussi massicci, rischia di trasformare il Paese in un grande hotspot.

Mentre l’ipotesi di detenere i migranti per evitare il loro spostamento pone serie questioni di violazioni di diritti umani. Intanto l’eurodeputato Nicola Danti (Pd) ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea sulla nomina del britannico Simon Mordue a vice direttore generale alla dg Migrazione ed Affari Interni, che ha prevalso su un candidato italiano. Tra le sue competenze, anche la gestione degli hotspot. Ma Bruxelles, per bocca di un portavoce risponde: «i funzionari britannici sono funzionari dell’Unione e le promozioni avvengono sulla base del merito».

 

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