Terrorismo: l’Italia è stata risparmiata, ma non può ritenersi immune da attentati

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Il nostro Paese non può certo dirsi troppo sicuro di essere al riparo dal terrorismo jihadista che ha insanguinato Francia Belgio e Germania, anche se finora ci sono state risparmiate le stragi che hanno insanguinato mezza Europa. Secondo il politologo islamista francese Gilles Kepel l’ideologia sottesa allo Stato Islamico non fa distinzioni nazionali: l’intera Europa è il campo di battaglia dove sconfiggere l’apostasia, e quindi neppure l’Italia sarebbe esclusa.

AUTORITA – La versione ufficiale delle Autorità italiane resta sempre la stessa, massima allerta ma nessun allarme specifico. Anche dopo l’uccisione a Sesto san Giovanni di Anis Amri, autore della strage di Berlino. Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ha affermato che il rischio terroristico in Italia «è alto al pari degli altri Paesi europei, anche se non ci sono progettualità specifiche. Quanto accaduto a Berlino ci ricorda che siamo al centro dell’attenzione jihadista: in particolare quelli che sono percepiti come i simboli dei valori dell’Occidente, i mercatini di Natale ad esempio».

MANIFESTO – A questo proposito è opportuno fare alcune considerazioni. Amri non è un lupo solitario e nessuno dei protagonisti degli ultimi attentati lo è. Si muovono in una cornice ideologica, ignorarlo significa non capire gli jihadisti di terza generazione. Eppure era tutto scritto nel manifesto di Abu Musab al Suri del 2005 in cui si faceva appello ai giovani europei, musulmani e convertiti, per colpire in una logica diversa dal passato: questi giovani non sono inquadrati in un’organizzazione, tanzim, ma in un sistema, nizam. Al centro ci sono le reti sociali perché lì è possibile l’attivazione dei terroristi senza un’organizzazione. Amri, per esempio, era noto ai servizi americani che avevano rilevato come fosse stato in contatto con l’Isis via Telegram.

AMRI – Piuttosto la presenza di Amri in Italia dopo l’attentato suona di per sé allarmante: se, in fuga da Berlino, il terrorista del mercatino di Natale è arrivato con il treno, attraverso la Francia, a Torino e a Milano, vuol dire che qui da noi pensava di poter trovare accoglienza o almeno copertura per continuare la fuga o per restare latitante fino alla prossima sortita. Nella seconda ipotesi ci sarebbe operativa in Italia una rete di simpatizzanti jihadisti pronti a sostenere i soldati del Califfo. Le menti del califfato seguono le loro strategie e non può essere escluso che l’Italia sia considerata il ventre molle d’Europa e usata come testa di ponte per ramificare, attraverso il nostro Paese, la presenza di adepti in tutta Europa.

ROMA – Ma forse anche come possibile bersaglio. Del resto da mesi e mesi la propaganda del Califfato insiste su Roma, papa Francesco, San Pietro, immagina il Colosseo occupato dai jihadisti, ha addirittura mutato il nome della sua rivista da Daqiq in Rumiyah, che signica romana. E già da qualche ora nei messaggi dei luoghi del web presidiati dall’Isis circola sinistramente il nome di Milano. L’Isis è ancora qualcosa di molto coinvolgente e affascinante per molte persone confuse, sbandate e che nella lotta per la sopravvivenza hanno accumulato odii e rancori che possono trasformarli in bombe umane, e che potrebbero manifestarsi con azioni eclatanti anche in Italia, quando il Califfato lo riterrà opportuno.

ITALIA – L’Italia deve perciò mantenere la guardia alta e, tra l’altro, dovrebbe cercare di porre un freno all’immigrazione di massa, situazione ideale, per terroristi, per raggiungere indisturbati il nostro Paese. Amri era sbarcato in Italia, aveva appiccato fuoco a un centro di raccolta profughi, era stato in carcere quattro anni e poi si era reso uccel di bosco rispuntando fuori al momento dell’attentato di Berlino per poi venire ucciso dai nostri valorosi poliziotti.

Finora siamo stati risparmiati probabilmente perché gli strateghi dell’Isis ritengono che il nostro paese costituisca una comoda base per l’approdo di adepti, per l’organizzazione di proseliti, e un sicuro rifugio per i possibili autori di stragi jihadiste in altri paesi d’Europa. Può darsi che nel futuro la situazione sia destinata a cambiare, ma per fortuna le nostre Forze di polizia e la nostra intelligence stanno con le antenne ben alte, pronte a intervenire, se possibile, in via preventiva.

 

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