Monte paschi: il costo del salvataggio aumenta a 8,8 miliardi di euro, 6,5 a carico dello Stato

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Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,5 a carico delle casse pubbliche. Secondo quanto riportato dal «Sole 24 Ore», che fa riferimento a una lettera inviata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea al ministero del Tesoro e al vertice della banca senese, l’istituto di Francoforte ha rivisto al rialzo il fabbisogno necessario alla banca. A suo tempo era stato quantificato in 5 miliardi di euro; alcune indiscrezioni prima del varo del decreto legge del governo avevano parlato di 7 miliardi. Ma per la Bce, alla luce degli stress test di luglio e del trattamento riservato a suo tempo alla banche greche, oggi l’ammontare della ricapitalizzazione potrebbe salire fino a quota 8,8 miliardi.

Sulle spalle del contribuente italiano potrebbero ricadere in questo caso fino a un massimo di 6,5 miliardi di euro. Per la precisione, 4,5 miliardi sarebbero direttamente a carico dello Stato, mentre gli altri 4,3 graverebbero sugli obbligazionisti. Tuttavia, di questi 4,3 miliardi circa 2 sarebbero rimborsabili sempre dallo Stato ai titolari di obbligazioni retail, che beneficiano di un rimborso pari al 100% di quanto investito. Come noto, il decreto legge varato prima della vigilia di Natale mette a disposizione del governo un «paracadute» da 20 miliardi, costruito in modo tale da non far aumentare il deficit, e scaricarsi piuttosto sul debito pubblico. Secondo fonti del Tesoro anche un eventuale aumento dell’impegno pubblico per salvare la banca senese da 5 a 6,5 o 9 miliardi non costituirebbe dunque un problema.

Francoforte avrebbe prescritto inoltre a Mps di ripulire il proprio bilancio liberandolo dai crediti deteriorati che – secondo gli schemi senesi approvati a luglio e ottobre – verrebbero ceduti al 33% del loro valore. Tutto ciò comporta il bisogno di un rafforzamento patrimoniale. Anche il nuovo piano industriale dovrà partire da questi presupposti, ma ora dovrà tener conto dell’ingresso dello Stato e del sostanziale mutamento della governance della banca. Si stima che questi passaggi necessiteranno di due-tre mesi di tempo, ma fare pronostici è difficile, anche perché il percorso sarà parallelo alle trattative fra Governo, Bce e Unione europea.

Resta poi il nodo crediti deteriorati. I piani senesi prevedevano una loro suddivisione in tranche, fra cui la senior, che sarebbe stata assistita dalla garanzia dello Stato (Gacs) e che avrebbe giovato di un prestito ponte da parte delle banche di affari, e la mezzanine, che sarebbe stata sottoscritta dal Fondo Atlante. Il fallimento del salvataggio sul mercato azzera però tutti i contratti e gli impegni presi. Nei giorni scorsi, Quaestio, che gestisce il Fondo Atlante, ha fatto sapere di essere disponibile anche con un intervento dello Stato nel capitale. Ma ora Mps potrebbe sia rinegoziare ogni aspetto dell’operazione, sia studiarne una totalmente nuova.

 

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