2 miliardi e seicento milioni la spesa prevista per i festeggiamenti
Gli italiani, dopo un Natale contenuto all’insegna della tradizione, con Cena della Vigilia e Pranzo Natalizio consumato nella stragrande maggioranza tra le mura domestiche, vogliono festeggiare il rito del Capodanno con più entusiasmo.
Per aspettare l’arrivo del 2017 sono disponibili a investire un poco di più. A partire dal Cenone, per il quale è prevista una spesa complessiva di circa 2,6 miliardi: in media 101 euro a famiglia, il 9% in più dello scorso anno, anche se un nucleo familiare su tre (34%) proverà a tenersi sotto i 75 euro. Anche questo 2016 vedrà per oltre il 70% gli italiani stappare lo spumante dentro le mura domestiche.
Si segnala in crescita il San Silvestro nei pubblici esercizi: saranno circa 5,7 milioni i nostri connazionali che stapperanno lo spumante in un ristorante, un pub, una discoteca o un’altra tipologia di locale.
E’ questa la fotografia scattata da Confesercenti ed SWG in un’indagine sui programmi degli italiani per salutare il nuovo anno.
Complessivamente, trascorrerà il Veglione in un locale il 13% degli italiani, una quota in crescita di 4 punti percentuali sullo scorso anno (9%). Abitudini sostanzialmente stabili, dunque, con piccole variazioni. In leggero calo, conseguentemente, gli italiani che rimarranno tra le mura di casa, propria o di parenti o amici, opzione scelta quest’anno dal 71% degli intervistati contro il 74% dello scorso anno. Si tratta ancora della maggioranza assoluta che predilige il confort delle mure amiche tra parenti ed amici ad aspettare l’arrivo del nuovo anno.
Sostanzialmente stabile sullo scorso anno, invece, la percentuale di italiani che trascorrerà il Capodanno in viaggio, in una località italiana (per il 9%) o estera (3%).
Il menu. La maggiore attenzione alla tavola si concretizzerà in una scelta molto attenta delle portate. Per il Cenone si cercano soprattutto prodotti artigianali di prossimità e con Denominazione di Origine Controllata. Alta la richiesta di prodotti ittici, in particolare di salmone e capitone, così come quella per gli immancabili cotechini, zamponi e lenticchie. Ma c’è grande attenzione anche per i prodotti tipici locali, in linea con quel processo di riscoperta delle ricette regionali della tradizione già evidenziato in occasione del Natale.
Tra i vini, vanno forte i rossi mossi, mentre per il brindisi allo scoccare della mezzanotte si userà per il 90% dei casi lo Spumante italiano, sempre più di qualità e apprezzato, che batte di gran lunga lo Champagne.
Le mete più gettonate. Tra le destinazioni, particolarmente gettonate per il Capodanno le località montane, soprattutto Courmayer, Cortina D’Ampezzo e Livigno, dove i tassi di saturazione dell’offerta ricettiva online si attestano tra il 98 ed il 99%. Buone performance anche per le Città d’arte nazionali piccoli e grandi, come Firenze, Torino e Venezia, dove si rileva un tasso medio superiore al 90%, mentre per Roma è l’86%. Per quanto riguarda i viaggi all’estero, invece, è l’Austria la meta privilegiata: era seconda l’anno scorso e adesso si ritrova prima con il 14% delle indicazioni.
“Il dato confortante – dice il Presidente di Fiesa Confesercenti, Gianpaolo Ancelotti – è che gli italiani dimostrano con i fatti il loro apprezzamento per i prodotti della tradizione. Lo hanno fatto a Natale e lo stanno facendo in questi giorni di preparazione per il gran Cenone di Capodanno. Si conferma l’andamento dei consumi dello scorso anno, con un leggero incremento in valore del 5% della spesa a favore dei prodotti del territorio, della prossimità artigianale. Ad eccezione dell’ovi-caprino, che conosce un piccolo arretramento, il settore delle carni va molto bene e si conferma tra i principali protagonisti delle tavole degli italiani, nonostante le pretestuose polemiche alimentate più per ragioni ideologiche che altro; bene il comparto ittico che cresce del 5%, bene anche l’ortofrutta che incrementa in tutti i settori, a partire dalla frutta secca. E bene le produzioni da forno che hanno confermato le attese sui consumi natalizi e si apprestano a festeggiare il nuovo. C’è moderata soddisfazione per questo fine anno che ha visto ulteriori chiusure dei negozi di vicinato. Ma qui occorre fare un discorso che accentueremo il prossimo anno: bisogna che la classe politica e dirigente di questo Paese capisca che se muore il piccolo commercio deperisce il tessuto sociale delle nostre Città e va in crisi l’enorme corpo della piccola e media impresa produttrice dell’agroalimentare italiano che rimarrà senza la sua principale vetrina. È un problema certamente di filiera ma lo è ancor di più di sistema.”