Usa: Obama espelle 35 diplomatici russi. Ma Putin non reagisce, aspettando Trump

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Continua la guerra di Barack Obama a Donald Trump. Dopo le prime cortesie di prammatica in America il presidente uscente cerca di creare difficoltà al suo successore, prima astenendosi in sede Onu sulla decisione che ha riguardato gli insediamenti israeliani, poi addirittura espellendo 35 diplomatici russi, accusati di essere spie. Facendo tornare il mondo ai tempi della guerra fredda, indietro di decenni. I 35 diplomatici russi definiti «agenti dell’intelligence» di Mosca e sono accusati di attività di hackering durante le elezioni presidenziali che hanno visto vincere Donald Trump.

La risposta del Cremlino è stata immediata, ma anche conciliante, visto che è in atto in America una guerra di successione. «La reciprocità è la legge diplomatica nelle relazioni internazionali – dice il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov -. Per questo proponiamo al presidente della Russia di dichiarare persone non gradite 31 funzionari dell’ambasciata Usa a Mosca e altri quattro del consolato Usa a San Pietroburgo». La richiesta però non è stata raccolta da Putin che ha deciso di «non espellere» i diplomatici americani in risposta alle azioni di Washington. Lo fa sapere il Cremlino in un comunicato. La Russia si «riserva il diritto» di rispondere agli Stati Uniti ma non intende scendere al livello di una «diplomazia irresponsabile».

 

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