Pensioni: i diritti incomprimibili dei cittadini non possono essere sacrificati per esigenze di bilancio

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Forse non molti hanno prestato attenzione a una recente sentenza (n. 275/2016) della Corte Costituzionale, che ha sancito un importantissimo principio: i diritti incomprimibili dei cittadini vengono prima del pareggio di bilancio (art. 81 Cost.). Sembra un’affermazione scontata, ma può essere determinante per le decisioni future della Corte e delle magistrature ordinaria e contabile, che si debbono pronunciare sui ricorsi presentati da milioni di pensionati in materia di perequazione e contributi di solidarietà. La Corte, nel caso di specie, ha peraltro risolto una controversia fra Regione Abruzzo e Provincia di Pescara, decidendo che non devono venire meno i servizi agli studenti disabili a causa delle politiche di austerity. Ma al di là della fattispecie specifica, che qui poco interessa, vogliamo soffermarci sul principio di diritto affermato dalla Corte: «E’ la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione».

E’ una sentenza di grande rilievo che mette in secondo piano i vincoli dell’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio (imposto dalla Ue al Governo Monti) rispetto ai diritti fondamentali dei cittadini (tra i quali il diritto alla perequazione annuale delle pensioni ex sentenza 70/2015 della stessa Consulta).

Significativo è il passaggio indicato al punto 11 della sentenza, nel quale la Corte afferma testualmente: Non può’ nemmeno essere condiviso l’argomento secondo cui, ove la disposizione impugnata non contenesse il limite delle somme iscritte in bilancio, la norma violerebbe l’art. 81 Cost. per carenza di copertura finanziaria. A parte il fatto che, una volta normativamente identificato, il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali, e’ di tutta evidenza che la pretesa violazione dell’art. 81 Cost. e’ frutto di una visione non corretta del concetto di equilibrio del bilancio, sia con riguardo alla Regione che alla Provincia cofinanziatrice. «E’ la garanzia dei diritti incomprimibili as incidere sul bilancio e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione».

Un’ulteriore conferma dell’indirizzo della Corte, volto alla sacrosanta tutela dei diritti fondamentali del cittadino e non degli interessi finanziari dello stato o delle regioni, o di altri enti pubblici, fra i quali sicuramente rientra anche l’Inps. Ergo, anche quando si tratterà di esprimersi in materia previdenziale, la Corte dovrebbe, sulla base di questo principio, dare ragione ai pensionati. Non solo, ma estendendo il ragionamento e collegandolo anche con la (dubbia) sentenza che ha giustificato in via eccezionale il contributo di solidarietà, collegandolo alle esigenze straordinarie di congiuntura economica, la Corte, nei futuri pronunciamenti dovrebbe confermare anche gli orientamenti passati che decretarono l’illegittimità costituzionale anche di quest’ingiusto prelievo sulle pensioni considerate (da Boeri) alte. si tratta di una pronuncia fondamentale, che potrà essere invocata dai patronati dei pensionati, dalle associazioni, da quanti lottano anche in via giudiziale per ottenere il soddisfacimento dei loro sacrosanti diritti, messi sotto i piedi dal governo Renzi con il famoso bonus Poletti che ha risarcito soltanto in modo parziale (o addirittura inesistente per le pensioni più alte) la perequazione dovuta agli interessati.

 

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