Strasburgo: il consiglio d’Europa, stop ai giudici in politica, prescrizione dei reati troppo breve, risolvere il conflitto d’interesse

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Limitare l’andare e venire dei giudici dalla magistratura alla politica; introdurre norme chiare e applicabili per regolare la spinosa questione del conflitto d’interessi dei parlamentari; e risolvere al più presto il problema dei tempi di prescrizione dei reati. Sono tre degli interventi richiesti all’Italia da Greco, l’organismo anti corruzione del Consiglio d’Europa, perché il Paese si doti di un armamentario migliore contro un fenomeno che molti italiani giudicano uno dei problemi più importanti e urgenti.
Greco riconosce che negli ultimi anni l”Italia ha fatto passi decisivi per combattere la corruzione, introducendo sanzioni più dure, ampliando le definizioni dei reati, creando meccanismi per prevenire il fenomeno. A questo riguardo l’organismo riconosce la leadership determinante e il ruolo proattivo dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione. Ma molto resta da fare per rimediare alle lacune di leggi e norme spesso troppo numerose e vaghe, anche al fine di “rafforzare l’erosa confidenza dei cittadini verso le istituzioni avverte Greco.
L’organo del Consiglio d”Europa ha individuato 12 aree prioritarie su cui raccomanda di agire. Sul fronte della magistratura Greco domanda leggi che pongano limiti più stringenti per la partecipazione dei magistrati alla politica, e in particolare di mettere fine alla possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico se vengono eletti o nominati per posizioni negli enti locali. «È chiaro che la legislazione italiana contiene diverse lacune e contraddizioni a tale riguardo che sollevano dubbi dal punto di vista della separazione dei poteri e della necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici» osserva Greco.
Un altro punto a cui deve essere prestata attenzione è quello del conflitto d’interessi dei deputati. Al momento, sostiene Greco, l’alto numero di leggi e disposizioni crea un quadro confuso sul conflitto di interessi e questo crea problemi per l”applicazione delle regole e anche della loro comprensione, un pre-requisito per l’effetto preventivo di tali norme. Greco nota che «questa situazione insoddisfacente si traduce in un processo piuttosto difficile di verifica delle possibili cause di ineleggibilità e incompatibilità, che rischia di compromettere efficacia dell’intero sistema».
Infine l’organo del Consiglio d’Europa bacchetta nuovamente l’Italia per la questioni dei tempi di prescrizione dei reati, troppo corti vista la lunghezza dei processi in Italia. L’organismo osserva che «nonostante qualche progresso recente, i dati mostrano che il numero di processi penali non conclusi a causa della prescrizione è allarmante». Dai dati del ministero della giustizia, raccolti da Greco lo scorso maggio, risulta che nel 2014 sono terminati per prescrizione più di 132 mila processi penali. Greco sottolinea di aver già espresso in passato serie preoccupazioni sulla questione dei tempi di prescrizione e il loro impatto negativo sui casi di corruzione e si rammarica che una riforma di una questione cosi cruciale non sia stata ancora attuata.

In sostanza il Consiglio d’Europa ci bacchetta ricordandoci che, a parte la nomina dell’uomo della provvidenza Raffaele Cantone all’Anac (la cui utilità è ancora da dimostrare), una gran parte della responsabilità della situazione attuale in tema di corruzione ricade anche sulla politica e sulla magistratura. E in tutti questi anni nessun Presidente della Repubblica, nemmeno Re Giorgio Napolitano, ha avuto niente da ridire. Certe situazioni evidentemente sono intangibili, chi tocca i fili muore.

 

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