Magistrati: continua la protesta, l’Anm diserterà l’inaugurazione dell’anno giudiziario

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Nessuna dichiarazione da fare: non è nemmeno passata mezzora dall’inizio dell’incontro con il ministro della Giustizia, quando il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo lascia via Arenula assieme agli altri componenti della giunta. Nessuno di loro si fa sfuggire una parola su quanto accaduto, ma i volti sono tesi. Segno che il colloquio – che era stato chiesto dall’Anm prima di Natale ma che è stato convocato da Orlando solo qualche giorno fa – ha deluso le aspettative e che le distanze tra le parti restano tutte.
Al faccia a faccia era legata la speranza di una marcia indietro dell’Anm sulla decisione presa sabato scorso di disertare, per la prima volta, la solenne cerimonia in Cassazione di inaugurazione dell’anno giudiziario, a cui parteciperanno giovedì prossimo, come di consueto, il capo dello Stato e i massimi vertici delle istituzioni. Decisione assunta per protestare contro gli impegni non mantenuti da parte del governo e che certamente non fa piacere a chi, Quirinale in testa, vuole un clima sereno tra le istituzioni. Domani si riunirà la giunta dell’Anm (l’appuntamento era già in calendario da giorni), ma un ripensamento sembra ormai difficile. Non solo perché dopo l’incontro con Orlando il sindacato delle toghe ha confermato la scelta di tenere una conferenza stampa in Cassazione al termine della cerimonia per ribadire le proprie ragioni. Ma soprattutto perché sulle pensioni dei magistrati è ancora aperta una ferita profonda: il sindacato delle toghe, dopo un incontro al quale aveva partecipato oltre a Orlando anche l’allora premier Matteo Renzi, contava sulla modifica della norma che ha prorogato sino a 72 anni i soli vertici della Cassazione, con l’estensione provvisoria del beneficio ai giudici di merito, come rimedio alle carenze nell’organico della magistratura. Un’aspettativa rimasta totalmente delusa e rispetto alla quale nemmeno l’incontro di oggi ha fatto registrare alcun passo avanti.
Cominciato con una mezzora di ritardo sulla tabella di marcia, il colloquio sembra non avere smosso nulla. Nel senso che il ministro, che nei giorni scorsi aveva definito sproporzionata la reazione dell’Anm rispetto all’oggetto del contendere, anche tenuto conto del fatto che intanto sono cambiati governo e presidente del Consiglio, non ha messo sul tavolo niente di nuovo. Ma ha posto piuttosto l’accento sulle due promesse fatte al sindacato delle toghe che il nuovo esecutivo sta onorando: con un emendamento al Milleproroghe viene riportato da quattro a tre anni il periodo minimo di permanenza negli uffici giudiziari che legittima i giovani magistrati a chiedere un trasferimento in altra sede; e con un’altra modifica viene ampliato a 2000 unità il concorso bandito in origine per l’assunzione di mille cancellieri. Sul piatto della bilancia Orlando ha messo anche le convenzioni che la Direzione generale di via Arenula sta siglando con le Regioni per l’ingresso immediato di altro personale negli uffici giudiziari, il rinnovo dei tirocini e l’avvio della riqualificazione di chi è già in servizio.
Troppo poco però per una marcia indietro dell’Anm.

 

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