Stati Uniti, immigrazione: sale la protesta contro Trump

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Ore caldissime negli Stati Uniti dove sale, di minuto in minuto, la protesta contro la stretta anti-immigrazione del neopresidente Donald Trump. Primi ministri, scrittori, docenti e studenti si stanno mobilitando in queste ore contro la decisione del presidente Donald Trump di bloccare per quattro mesi l’accesso dei rifugiati in Usa e di sospendere per tre mesi gli ingressi dei cittadini provenienti da sette paesi islamici a rischio terrorismo.

EUROPA CONTRO – Si leva, forte, anche la voce dell’Europa. Il giudizio più duro è quello della cancelliera tedesca Angela Merkel che definisce non giustificato lo stop agli ingressi in Usa dei rifugiati provenienti da alcuni paesi. E Franςois Hollande afferma: «La battaglia avviata per la difesa delle nostre democrazie sarà efficace soltanto se inserita nel rispetto dei principi su cui sono fondate, in particolare l’accoglienza dei rifugiati. Di fronte a un mondo instabile e incerto, ripiegarsi su se stessi è un atteggiamento senza sbocco». Anche al premier britannico Theresa May bacchetta l’iniziativa degli storici alleati con il suo portavoce che si è affrettato a far sapere che il primo ministro «non è d’accordo» con il decreto esecutivo.

GENTILONI – Non manca la presa di posizione del premier italiano Paolo Gentiloni:«L’Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell’Europa».

USA – Intanto Ann Donnelly, giudice federale di New York, ha emesso un’ordinanza di emergenza che temporaneamente impedisce agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica soggetti all’ordine esecutivo emanato dal presidente. L’ordinanza di emergenza del giudice Donnelly annulla una parte dell’ordine esecutivo del presidente Donald Trump sull’immigrazione, ordinando che i rifugiati e altre persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti non possono essere rimandate indietro nei loro paesi. Ma il giudice non ha stabilito che queste stesse persone debbano essere ammesse negli Stati Uniti né ha emesso un verdetto sulla costituzionalità dell’ordine esecutivo del presidente. La decisione, arrivata dopo un’udienza di urgenza in una corte di New York, potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi subito dopo l’entrata in vigore dell’ordine esecutivo che il presidente ha firmato venerdì pomeriggio.

NO BAN, NO WALL – Si estende la protesta, partita dall’aeroporto Jfk di New York, la principale porta d’ingresso per i passeggeri internazionali. Sono più di duemila le persone che finora si sono raccolte in protesta. Diverse centinaia di persone stanno manifestando da ore contro il provvedimento e per la liberazione dei passeggeri detenuti in base al nuovo bando. «Lasciateli entrare, lasciateli entrare», gridano, mostrando cartelli e striscioni con slogan come «No ban, no wall». Manifestazioni anche a Dallas, Seattle, Portland, San Diego. A Los Angeles, dove circa 300 persone sono entrate nel terminal dopo aver inscenato una veglia a lume di candela. A San Francisco, centinaia di persone hanno bloccato la strada che porta allo scalo per esprimere la loro protesta.

 

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