Immigrazione: la Germania spende più di tutti per i rifugiati (21,7 miliardi), ma anche l’Italia non scherza (4,2 miliardi)

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La Germania spende una cifra molto rilevante – 21,7 miliardi di euro, di cui 7 destinati solo alle spese nei Paesi d’origine dei migranti – per contrastare la cause dell’immigrazione dai paesi di provenienza. L’emergenza dei profughi in arrivo costa ai tedeschi mezzo punto percentuale del loro Pil. Sul capitolo «rifugiati» la Merkel ha puntato più della metà di tutto quel che investono complessivamente i 15 Paesi dell’Unione europea che hanno aperto le loro porte ai richiedenti asilo, cioè 37 miliardi di euro.

Se si rapportano le cifre al Pil dei vari Stati europei la situazione muta. In testa balza la Svezia, che la crisi dei rifugiati ha portato a investire 4,7 miliardi, l’1 per cento del suo prodotto interno lordo. Nelle prime posizioni ci siamo anche noi, che a differenza di Berlino e Stoccolma, dobbiamo considerare i costi del recupero in mare dei profughi: nel 2016 abbiamo speso 4,2 miliardi, lo 0,25 per cento del Pil.

Quanto alle spese in questo settore fra i paesi Ue, figurano fra i pià munifici (circa un miliardo e mezzo) l’Olanda (0,23% del Pil) e la Francia, con 1,3 miliardi. Ma Parigi di migranti non ne ha ricevuti molti e spende pochissimo al confronto degli altri, lo 0,06% del Pil. L’Austria ha destinato 1 miliardo all’emergenza nel 2016. La Finlandia 789 milioni (0,37% del Pil), seguono Belgio e Spagna (rispettivamente 463 e 335 milioni), da ultimo Irlanda, Croazia, Lussemburgo, Repubblica Ceca e Cipro, con qualche milione di stanziamento.

 

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