Immigrazione: come saranno i nuovi Cpr (ex Cie) voluti dal ministro Minniti

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Il Sole 24Ore, oltre che di questioni economiche, si occupa sempre più spesso di sicurezza e immigrazione. Stavolta ci ha illustrato il progetto del ministro Marco Minniti in merito ai nuovi Cie, fonti di polemiche infinite da parte dellle associazioni nazionali e internazionali (medici senza frontiere, Unhcr) che sull’assistenza ai profughi e migranti e sui fondi enormi ad essi dedicati hanno fatto e fanno la loro fortuna. Ma oggetto di critiche anche aspre di una parte della sinistra e delle Regioni, con a capo la Toscana di Enrico Rossi, da sempre fieramente contrario all’istituzione di questi centri sul suo territorio. Saranno istituiti, nelle intenzioni del ministro, in tutte le regioni, e per quanto riguarda la Toscana si prevedono molte difficoltà e battaglie politiche.

CPR – Innanzitutto cambiano nome, non si chiameranno più così ma Cpr, centri per il rimpatrio. Nelle intenzioni del Viminale il modello rinnovato deve apparire il meno vessatorio possibile, quindi via i concetti d’identificazione ed espulsione, che evocavano alle orecchie dei benpensanti ricordi addirittura dei tempi del nazismo. Rimarranno strutture da cui non si potrà uscire, ma diventano centri finalizzati ai rimpatri e non quasi carceri di tipo amministrativo per punire i clandestini.

GARANTE – La nuova normativa ha dovuto poi tener conto della presenza di varie istituzioni garanti di qualsiasi cosa, in particolare del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, oggi guidato da Mauro Palma. Il Garante già svolge un lavoro di ricognizione sui Cie ma la sua azione viene così confermata e rafforzata.

PERMANENZA – La permanenza degli stranieri nei Cie fino a 90 giorni non dovrebbe subire modifiche e viene considerata sufficiente dagli addetti ai lavori. Nel Cpr gli agenti portano i migranti cosiddetti economici, privi di documenti validi, che provengono soprattutto dagli hotspot dove sono stati fatti i «fotosegnalamenti» e i rilievi delle impronte digitali: gli unici dati certi. Le generalità, invece, sono presunte, si basano sulle dichiarazioni dello straniero, che quasi mai sono veritiere.

IDENTIFICAZIONE – Gli immigrati senza titolo per l’istanza di protezione internazionale dovrebbero essere destinati tutti ai Cpr, dove i responsabili contattano il console della nazione di presunta appartenenza del migrante per avviare così le procedure di identificazione. Soltanto quando arriva il lasciapassare dello Stato di origine l’immigrato può essere imbarcato sul volo di rimpatrio.

NUMERI – Gli stranieri rintracciati in posizione irregolare l’anno scorso sono stati 41.473. I non rimpatriati sono stati 22.809. Di quelli allontanati dal territorio nazionale, 10.218 sono stati respinti alle frontiere, 2.629 riammessi nei Paesi di provenienza mentre 5.817 sono stati rimpatriati. Fare un Cpr in ogni regione, come ha in programma Minniti, significa aumentare la possibilità di fare rimpatri. È un chiaro segnale di dissuasione, in linea con la nuova politica del Ministero e del governo

 

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