Usa: il Presidente Trump ordina blitz contro gli immigrati irregolari. In sei stati americani

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In attesa di concludere la sua personale guerra, in materia di immigrazione, con la giustizia americana, il residente Usa Donald Trump ha intanto disposto un’ ondata di raid contro gli immigrati irregolari ordinati dalle autorita’ che si occupano dell’immigrazione e della sicurezza dei confini. E’ il risultato del decreto firmato da Donald Trump il 26 gennaio scorso, con l’obiettivo di una decisa stretta sui circa 11 milioni di immigrati clandestini negli Usa. Obiettivo dei raid dovrebbe essere quello di arrestare e rimpatriare immigrati con la fedina penale sporca. Ma – riportano i media americani – ad essere colpite in queste ore sono anche molte persone senza precedenti per reati.

CRIMINI – Un aspetto quest’ultimo che differenzierebbe queste operazioni da quelle in passato messe in campo anche da Barack Obama. Trump ha promesso di rispedire a casa in maniera forzata almeno 3 milioni di illegali che si sono macchiati di crimini. E per raggiungere questo risultato ha dato ordine al Dipartimento per la sicurezza nazionale di ampliare la platea delle persone da perseguire: non solo quelle gia’ condannate dalla giustizia per reati penali, ma anche quelle con reati minori e in alcuni casi anche persone solo sospettate di attivita’ criminali o illegali. Le citta’ piu’ colpite dai raid delle autorita’ nell’ultima settimana sono state Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles. Oltre ad alcune aree della North e South Carolina.

BANDO – Trump non molla: possibile nuovo bando – Donald Trump, dopo lo schiaffo della corte d’appello federale che non ha accolto la richiesta di ripristino immediato del bando sui musulmani, parla di decisione vergognosa e annuncia novità sull’immigrazione per la prossima settimana. Spunta cosi’ l’ipotesi di un nuovo decreto, forse un bando-bis, formulato in maniera tale da superare molte delle obiezioni dei giudici. Al Dipartimento di giustizia sono già al lavoro, anche su quella che fino a poche ore fa sembrava la via maestra da seguire: un ricorso alla Corte Suprema.

L’amministrazione potrebbe presentarlo con procedura d’urgenza anche nel giro di due giorni, e una decisione dei ‘saggi’ potrebbe arrivare già la prossima settimana. Ma legali ed esperti hanno messo sull’avviso la Casa Bianca: andare davanti ai giudici costituzionali e’ in realtà una strada molto rischiosa, per almeno due ordini di motivi. Innanzitutto una nuova sconfitta sarebbe stavolta senza appello. Per Trump un colpo durissimo, che significherebbe arrendersi sulla crociata simbolo della sua politica di sicurezza. Ma c’e’ un altro motivo: se l’amministrazione decidesse di presentare ricorso si troverebbe oggi davanti a una Corte Suprema spaccata a meta’, quattro giudici liberal e quattro conservatori. Almeno fino alla conferma – difficile in tempi brevi – del nono giudice nominato dal tycoon. Fatto sta che un pareggio avrebbe lo stesso effetto di una sconfitta: a restare in vigore sarebbe la decisione della corte d’appello e dunque la sospensione del bando.

Ecco allora che si studia un percorso alternativo. Tutte le opzioni sono sul tavolo, nulla e’ escluso, affermano alla Casa Bianca commentando le voci su un nuovo provvedimento. E Trump rafforza queste voci: Faremo tutto il necessario per garantire la sicurezza del Paese, e lo faremo molto rapidamente, spiega durante la conferenza stampa congiunta col premier giapponese Shinzo Abe, annunciando per la prossima settimana quelle che ha chiamato novità sul fronte delle politiche migratorie.

Alla fine vinceremo, non c’e’ dubbio, aggiunge il presidente americano, tutt’altro che rassegnato a perdere la sua battaglia. Una battaglia che a questo punto non e’ solo legale. La decisione della corte d’appello federale – che Trump e’ tornato a definire politica – mette in discussione l’intera strategia del tycoon. E quella visione da lui coltivata di un’amministrazione forte in grado di imporsi a colpi di decreti e grazie a un ‘uso muscolare’ del potere esecutivo. Trump deve prendere atto che lo stato difficilmente si può gestire con metodi da leader di impresa. Ecco allora che la scommessa del tycoon di riscrivere le regole sull’immigrazione facendo tutto da solo, piuttosto che attraverso il confronto in Congresso per una riforma condivisa, potrebbe a questo punto fallire. Ma Trump ha abituato ai colpi a sorpresa, bisognerà dunque attendere le prossime mosse per capire. Anche se molti osservatori parlano di un limbo per quel che riguarda il bando che potrebbe durare settimane, se non mesi.

 

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