Piccoli passi avanti nella vertenza Unicoop Tirreno

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Piccoli passi avanti, ieri a Roma, nel primo faccia a faccia fra i vertici di Unicoop Tirreno e i sindacati sul piano industriale 2017-2019, che prevede chiusure di punti vendita e riduzione dei costi del personale per tornare alla redditività nel giro di tre anni (dopo aver accumulato perdite per più di 100 milioni negli ultimi sei anni). La cooperativa di Piombino conta 109 tra supermercati, iper e mini (di cui 66 in Toscana) e 4mila dipendenti.
«Se su alcuni aspetti – ha dichiarato a caldo la Filcams Cgil nazionale – si è potuto avere margini di chiarezza, su molti altri l’impostazione dell’impresa è apparsa approssimativa e incompleta. Sembra ci siano spazi per il contratto di solidarietà sulla rete vendita, ma l’impresa lo esclude sulla sede, dove secondo le organizzazioni sindacali manca un modello organizzativo certo che riveda ruoli e responsabilità». La Filcams non ha accolto positivamente la richiesta di sospendere il premio aziendale e le indennità di costo.
Resta delicato il tema delle chiusure. Tuttavia Unicoop Tirreno ha annunciato un ripensamento su quattro unità produttive, che dovrebbero proseguire l’attività: fra queste, anche quelle di Fornoli e Pieve Fosciana in provincia di Lucca. «Questo dato comporta quindi la conseguente riduzione del numero complessivo di esuberi, che passa da 481 equivalenti full-time a 463», rileva il sindacato Usb, secondo cui a questo «vanno anche aggiunti, dati provvisori, circa 30 richieste di esodo volontario e una sessantina di lavoratori in esodo in quanto agganceranno da subito una finestra pensionistica».

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