Nucleare in Italia, deposito unico delle scorie: il governo ci riprova

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scorie-604x266Potrebbe riaprirsi a breve il dibattito sul deposito nucleare nazionale. La lista dei potenziali luoghi idonei è dall’inizio dell’estate scorsa nelle mani del governo che, con ogni probabilità, la renderà pubblica dopo le prossime elezioni amministrative di primavera. La Sogin, la società che gestisce i rifiuti nucleari e lo smantellamento dei siti nazionali, ha individuato tra 50 e 100 siti idonei a ospitare il deposito.

RADIOATTIVITA’ – La lista è attualmente all’esame dei ministeri competenti, quello dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente. Il deposito dovrà dare una sistemazione definitiva ai rifiuti a bassa e media radiattività. Si tratta di tutti quei rifiuti che hanno un tempo di decadimento a livelli di radioattività simili a quelli naturali inferiore ai 300 anni. Sono, in particolare, per il 60% rifiuti derivanti dalle attività di decommissioning delle centrali nucleari e per il 40% materiale proveniente da attività industriali e mediche.

SITI – Oggi tutti questi rifiuti sono custoditi in 24 siti diversi sparsi un po’ per tutta Italia. Inoltre il deposito dovrà contenere provvisoriamente il combustibile esaurito prodotto durante l’esercizio delle centrali nucleari italiane, fermate nel 1987 dopo il referendum. Il 98% di questo combustibile è attualmente all’estero per il cosiddetto riprocessamento, un procedimento che permette di ridurre il volume dei rifiuti a più elevata radioattività al 5% del volume originario.

CONSULTAZIONE – Una volta concluso l’esame dei ministeri competenti, il governo predisporrà un decreto del Presidente della Repubblica che darà il via alle procedure per la definizione del sito. Prima fase la consultazione pubblica, della durata prevista di 4 mesi, che coinvolgerà regioni, enti locali e tutti gli stakeholders. Difficile che si possano aprire 50 o 100 consultazioni locali. Con ogni probabilità il numero dei luoghi candidati ad ospitare il deposito alla fine sarà inferiore a 20.

DEPOSITI – Nel Lazio il materiale nucleare è stoccato soprattutto nel centro di Casaccia, alle porte di Roma, e a Borgo Sabotino in provincia di Latina. Nel Piemonte le zone interessate dalla presenza di materiale radioattivo sono soprattutto quelle di Vercelli e Alessandria. In Lombardia i depositi si trovano a Milano, Ispra (Va) e Pavia. Tutti gli altri sono sparpagliati per la Penisola.

Questi depositi sono per la maggior parte gestiti dalla Sogin, la stessa società che per conto del governo aveva individuato, anni fa, a Scanzano Jonico il possibile sito unico nazionale per le scorie radioattive, provocando la rivolta popolare.

Adesso il governo Renzi ritenta l’impresa, ma il nodo però resta sempre il consenso locale. Uno scoglio affrontato e risolto in Francia con un forte coinvolgimento delle popolazioni. Ed è questo il modello cui occorre ispirarsi.

 

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