Pensioni: lo Stato le considera il suo bancomat preferito, preleva 70 miliardi di euro l’anno

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Una puntuale e documentata analisi di Alfredo Arduino su La verità del 25 marzo conferma che i pensionati sono fra le categorie più tartassate, soprattutto per merito delle iniziative dei governi Monti, Letta e Renzi, quelli non eletti dal popolo ma investiti da Giorgio Napolitano. Questi i passi salienti di quell’articolo, che riteniamo opportuno pubblicizzare anche fra i nostri lettori.

IRPEF – In conseguenza di molteplici provvedimenti approvati in questo periodo, sono una miriade le tasse che gravano sulle pensioni degli italiani. Dall’Irpef che tutti, loro malgrado, conoscono, a balzelli e trucchetti nascosti tra le pieghe dell’Inps. Ci sono poi le addizionali regionali e comunali, in pratica tributi di consolazione: Roma ha tagliato i fondi alle amministrazioni locali, ma permette di rifarsi sui cittadini che risiedono nel territorio.

PEREQUAZIONE – Dal 2011 la legge dell’allora ministro Elsa Fornero, ha sospeso per due anni la rivalutazione in base all’ inflazione dei vitalizi superiori a 3 volte il minimo. Oggi, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale abbia stabilito che i soldi sono da restituire, lo Stato ha deciso di riconoscere ai pensionati solo una minima parte dell’ importo o nulla. Inoltre è stata aumentata la tassazione sia per chi ha deciso d’investire la propria liquidazione in fondi pensione (dall’ 11% del 2013 al 20%) sia per coloro che hanno preferito lasciare il trattamento di fine rapporto in azienda (dall’ 11% al 17%). Stangata quindi anche sulla previdenza complementare che servirebbe a integrare quello che lo Stato toglie

MILIARDI – Il risultato di tutto questo è che i pensionati versano, tra tasse e blocco della rivalutazione degli assegni, 70 miliardi all’anno nelle casse statali. Quindi 3 miliardi in più rispetto ai lavoratori dipendenti, che beneficiano però di maggiori detrazioni fiscali e del bonus da 80 euro. Il risultato di tante vessazioni non può che essere uno: gli oltre 18 milioni di pensionati italiani sono sempre più poveri.

CGIL – Secondo uno studio dello Spi-Cgil, negli ultimi 15 anni (e soprattutto dopo gli interventi del governo Monti) si è registrato un crollo vertiginoso del loro potere d’acquisto, diminuito del 33% nei confronti dell’ economia reale. Grazie a tutti questi handicap oggi il 44% dei pensionati è stato spinto dentro la soglia di povertà, con un assegno inferiore a 1.000 euro lordi mensili. La verità è che la massa dei pensionati è il bersaglio più facile da spremere.

FISCO – Il fisco preleva ogni anno quasi 70 miliardi dagli assegni Inps. Nello specifico per il 2016: il totale Irpef sulle pensioni è stato di circa 50 miliardi, a ciò si aggiungano altri 10 miliardi di addizionali regionali e comunali per una somma (Irpef + addizionali) di 60 miliardi. Che sono le trattenute a carico dei pensionati. A queste vanno annessi ancora 10 miliardi delle pensioni superiori a tre volte il minimo (quelle sui 1.500 euro) per l’effetto «trascinamento» del blocco della rivalutazione 2012-2013, su cui torniamo in seguito. Da rimarcare che la maggior parte dell’ Irpef grava sul 30% dei più «ricchi» e soprattutto su quei 770.000 che hanno assegni superiori a 3.000 euro lordi.

ESTERO – Non sorprende quindi che, dal 2010 al 2014, il numero di anziani che ha scelto la fuga in nazioni con condizioni fiscali migliori sia più che raddoppiato, passando da 2.553 ai 5.345. Ogni anno esce dalla Penisola circa 1 miliardo di euro sotto forma di assegni e trattamenti assistenziali. Le regole stabilite dal fisco per i residenti all’estero prevedono che i redditi da pensione siano tassati in Italia, tranne che nei paesi dove stati stipulati accordi contro la doppia imposizione. Proprio questi sono le mete dell’emigrazione. In totale sono espatriati, nel periodo di tempo considerato, 16.420 pensionati, 5.345 nel solo 2014. Se si risale indietro al 2003, il numero arriva a 36.000.

Firenze Post

 

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