Espulsioni di stranieri: in Francia già nel 1879 emesso un decreto esemplare del ministro dell’interno

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Mi sono concesso una settimana di vacanza e sono stato in quel di Parigi, dove mia moglie doveva fare alcune ricerche nell’archivio della Préfecture de Police della capitale francese. Archivio molto ben organizzato, e situato in un’estrema periferia abitata completamente da immigrati, tanto che nel percorso di oltre 500 m. dalla stazione del metro fino alla sede dell’archivio eravamo i soli due europei, circondati da molti giovani magrebini, sudamericani, africani, e notavamo le insegne dei negozi che recavano i segni inconfondibili di quelle civiltà.

Una volta entrati nello stabile, mentre mia moglie sapeva già quali erano più meno i fascicoli che facevano al caso suo, ed ha trovato molte notizie interessanti, io ho rivolto l’attenzione sulla politica dell’immigrazione della Francia alla fine del 1800, per vedere come trattavano i migranti in quel periodo – in particolare attraverso le espulsioni – e fare un confronto con le regole legislative e amministrative applicate oggi per esempio in Italia.

Tipico atto, allora come ora, sia in Francia come in Italia, per le espulsioni erano i decreti del ministro dell’Interno o dei prefetti. Minniti e i suoi predecessori possono intervenire con successo e celerità (e lo fanno bene) soltanto contro i sospetti terroristi, mentre i decreti prefettizi di espulsione degli immigrati per reati o violazioni amministrative gravi non vengono quasi mai eseguiti.

Nel 1879 il ministro dell’Interno e dei culti francese, M. Lepère, firmò un decreto di espulsione contro uno straniero, originario del Lussemburgo, che era stato condannato alla pena di 20 giorni di prigione per ubriachezza molesta e resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. In Italia sono reati per i quali non si procede nemmeno all’arresto, figuriamoci se si provvede all’espulsione. Invece Lepère, sulla base di una denuncia del prefetto di polizia di Parigi, ha potuto ordinare l’accompagnamento alla frontiera di quello straniero, con l’avvertenza che, se fosse rientrato illegalmente, sarebbe stato passibile di condanna alla reclusione da un mese a sei mesi.

Troppo severa forse l’amministrazione francese dell’epoca, ma troppo indulgente l’amministrazione italiana attuale. Al di là del caso citato di sospetto terrorismo infatti le espulsioni, seppur decretate dal prefetto, sono quasi impossibili da eseguire e soggette ovviamente a ricorso e quindi al controllo della magistratura che, come si sa, in questi casi è di manica molto larga. Proprio ieri il Questore di Firenze ha riportato i dati del 2015 e del 2016: su oltre 300 espulsioni e accompagnamenti solo 13 sono state realmente eseguite.

Non auspichiamo certo un ritorno al passato, ma non vorremmo che anche in Italia si arrivasse, come accade per alcune periferie di Parigi o di Bruxelles, a dover amaramente constatare che parte delle nostre città sono inaccessibili o fuori controllo, anche se qualche caso si registra già in alcune zone, controllate dalla malavita organizzata italiana o straniera.

Paolo Padoin

 

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