E’ un paradosso che le Ong facciano così tanti soccorsi di migranti in mare, circa un terzo, quando non ci sono mai stati così tanti mezzi pubblici dispiegati in mare da Ue e Italia: una cosa abbastanza strana. A dirlo è Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, l’agenzia europea per le frontiere responsabile dell’operazione Triton nel Meditarraneo. La polemica sulle Ong sfruttate dagli scafisti come taxi, va avanti da mesi, dopo un rapporto di Frontex, trapelato sulla stampa. Ora è il direttore a lanciare accuse precise: «Attraverso le testimonianze di migranti – ha affermato ascoltato in Commissione Difesa al Senato – si è riscontrato che in alcuni casi gli scafisti danno telefoni ai migranti con i numeri delle Ong». Non ha precisato a quali Ong si riferisse, dicendosi pronto a fornire le informazioni all’autorità giudiziaria. E ha rivelato anche un altro particolare. Ci sarebbero, sempre secondo quando emerso dalle testimonianze dei migranti, non meglio precisati uomini in uniforme che tengono contatti diretti con le Ong: «non la guardia costiera che addestriamo noi, ma uomini che controllano una parte del territorio libico a ovest di Tripoli».
«Non siamo in mare per aiutare i trafficanti», ha detto il presidente della tedesca Sea-Eye, Michael Buschheuer, presente con un peschereccio (e presto con un altro) nel Mediterraneo, ma per salvare vite, missione che non è nell’agenda di nessuna delle istituzioni che operano nel Mediterraneo. E Riccardo Gatti, capo operazione Mediterraneo della spagnola Proactiva Openarms, mette in dubbio la veridicità delle testimonianze citate: «Io sono a bordo da sempre e noi non siamo stati chiamati da nessuno».
E’ a partire dall”estate 2015 che le Ong hanno messo in mare delle imbarcazioni con lo scopo di partecipare ad operazioni di soccorso in mare: «Durante tutto il periodo che va dalla fine del 2105 all”estate del 2016 – ha spiegato il capo di Frontex – le imbarcazioni delle Ong erano coordinate sempre dal Centro di soccorso in mare di Roma. Lo scenario classico era: prima una chiamata da parte dei migranti al centro a Roma e, a partire da lì, le autorità italiane coordinavano le operazioni. Le ong, come Frontex, gli operatori privati, le navi mercantili, facevano i soccorsi». Ma dall”estate scorsa il numero di soccorsi in mare da parte dalle Ong è aumentato: ora «è circa un terzo del totale, la quota di Frontex in questo momento è del 12%, Eunavfor Med ne fa quasi altrettanti, quindi le Ong sono protagoniste, attori principali del soccorso in mare ed è una cosa sorprendente, perchè c’è un altissimo numero di mezzi marittimi pubblici in mare». Frontex dispone di 11 imbarcazioni, tre aerei e tre elicotteri, l’operazione Sophia di 5 navi e tre aerei, mentre sarebbero 8 nel Mediterraneo centrale, più un aereo, quelle messe in campo dalle associazioni per fare i soccorsi.
Ad oggi, secondo i dati del Viminale, sfiorano quota 27mila i migranti sbarcati in Italia nel 2017, il 35% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che alla fine fece registrare il record degli arrivi (181mila). I minori stranieri non accompagnati sono 3.557. Mentre i i richiedenti asilo ricollocati in altri Paesi secondo il programma della relocation sono 4.438. Non sfugge a Frontex, ha assicurato Leggeri, che «è l’Italia il Paese che si trova in prima linea. E’ per questo che l’agenzia desidera implementare il suo sostegno all’Italia come segno di solidarietà della Ue».