Quasi 200 migranti partiti dalle coste libiche sono morti nel Mediterraneo durante il week end appena trascorso, caduti in mare dai gommoni che imbarcavano acqua lasciandoli senza appiglio. Il portavoce dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) Flavio Di Giacomo, ha spiegato così il tragico bilancio: «Ottanta migranti sono dispersi in mare secondo le testimonianze di 50 sopravvissuti arrivati a Pozzallo ieri; i migranti salvati in acque internazionali, a ridosso di quelle libiche, hanno raccontato che erano a bordo di un gommone con 130 persone che si è sgonfiato e sono caduti in mare»; mentre stamattina l’Oim ha avuto la notizia di un altro naufragio avvenuto ieri vicino alle coste libiche, dove la guardia costiera libica e alcuni pescatori hanno salvato sette migranti, sei uomini e una donna, i quali hanno raccontato al rappresentante dell’Oim in Libia che si trovavano su un gommone con 120 persone circa a bordo. I dispersi quindi sono almeno 113 tra cui circa 30 donne e nove minori. Il bilancio quindi è di oltre 193 morti. Dispersi in mare, ogni tanto le correnti riportano qualche corpo sulla spiaggia. Ma molti altri restano in fondo al Mediterraneo.
Quest’anno – spiega il portavoce Oim Italia – sono morte in tutto 1309 persone, in tutte le rotte solcate dai migranti, l’anno scorso 1380, questo a fronte di un aumento degli arrivi. Sulla rotta italiana in particolare, quest’anno sono morte 1222 persone, l’anno scorso 966, ma gli arrivi del 2016 sono stati 10mila in meno rispetto al 2017: “Questo – ha sottolineato Di Giacomo – dimostra quanto sia fondamentale la presenza delle ong e delle altre imbarcazioni che soccorrono le persone in mare: avremmo avuto un bilancio molto più drammatico se non ci fosse l’attuale sistema di soccorso”. Un sistema che prevede il pattugliamento in acque internazionali a ridosso di quelle libiche, con operazioni coordinate dalla centrale della guardia costiera di Roma. Se non fosse così, se le operazioni di search and rescue non si svolgessero a ridosso delle acque libiche i morti non sarebbero neanche calcolabili, perché le imbarcazioni di legno, più difficili da trovare, non vengono quasi più usate dai trafficanti, che mettono i migranti sui gommoni, “più facili da trovare anche se sempre più vecchi e in ogni caso pericolosi, perché resistono molto poco in mare, dopo 10-12 ore imbarcano acqua e si sgonfiano; ma i trafficanti sono totalmente disinteressati al destino dei migranti”.