La Toscana attrae investimenti stranieri per oltre due miliardi

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Crollano le domande di disoccupazione del 32%.

Non c’è solo il patrimonio artistico e storico ne quello agro alimentare ed enogastronomico a fare della Toscana un punto di riferimento internazionale. Questi sono biglietti da visita importanti che vanno curati perché la cultura,  i borghi medioevali,  la ricchezza di siti archeologici e  le nostre belle spiagge,  costituiscono l’ossatura  dell’immagine della nostra regione sui mercati di mezzo mondo.  Ora però scopriamo da un’indagine del Financial Times  che la Toscana è al secondo posto europeo nell’attrazione di capitali esteri.  Scopriamo anche che un pezzettino di Toscana, anzi di Campi Bisenzio  è nel satellite lanciato in questi giorni nello spazio.  Oltre due miliardi d’investimenti  stranieri sono stati realizzati negli ultimi due anni nella nostra regione. Del resto si contano in Toscana  oltre 500 multinazionali di cui 420 straniere. Ieri a Cannes, l’Assessore regionale Vittorio Bugli  ha ricevuto a tale proposito un alto riconoscimento della comunità europea.

Ma non ci sono solo le multinazionali che hanno trovato in Toscana manodopera qualificata, professionalità collaudate, produzioni pregiate. Anche il tessuto della piccola e media impresa dei distretti  del cuoio, della pelle, e più in generale della manifattura hanno saputo reagire alla crisi, svilupparsi  ed imporsi  in molti mercati esteri dando un contributo decisivo all’export.  Tutto ciò ha, concretamente, riflessi anche nelle nostre categorie con il turismo che ha avuto una crescita superiore a quella della media nazionale.

L’altro dato significativo è quello segnalato  dalle statistiche sui livelli di occupazione:  la Toscana  ha segnato nel 2015  un dato migliore di quello nazionale (+2,5%) con un accentuazione nel Commercio, Turismo e Servizi del 4,3%. A questi dati si aggiungono quelli comunicati in queste ore  dall’INPS (purtroppo no disaggregati per regione), che registrano a Gennaio 2016 un crollo delle domande di disoccupazione del 32,3% rispetto allo stesso mese del 2005. Segno concreto che l’Italia è ripartita.

 

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