Era stata una delle urgenze della legislatura iniziata nel 2013 con l’elezione di Nicola Zingaretti alla carica di governatore della regione Lazio. Dopo gli scandali sugli sperperi dei fondi pubblici dei gruppi della Pisana, quelli incarnati soprattutto dalle spese pazze dell’ex consiglieri di Forza Italia di Anagni FrancoBatman Fiorito e di Vincenzo Maruccio, ex Idv, il partito di Antonio Di Pietro ormai sparito, uno dei primi provvedimenti importanti della nuova giunta a guida Pd era stata l’approvazione di un contributo di solidarietà sui vitalizi.
Un taglio modesto e solo temporaneo (a prova di ricorsi) che voleva essere soprattutto un segnale di inversione di rotta. Fatto anche per rispondere alle pressanti richieste del Movimento 5 stelle. Parliamo di una regione dove nonostante tutte le riforme delle pensioni fino alla legislatura precedente si poteva ancora incassare l’assegno, fra l’altro calcolato con regole più generose, ad appena 50 anni. Il taglio introdotto tre anni fa ora però è scaduto e da oggi, 1 gennaio 2018, i vitalizi tornano a crescere.
Il contributo. La norma approvata dal consiglio regionale nel novembre del 2014, disponeva, con decorrenza 1 gennaio 2015, e solo per il triennio 2015-2017 “una riduzione temporanea per i vitalizi erogati agli ex consiglieri o titolari di reversibilità, calcolata in modo progressivo con quattro aliquote”. Nel dettaglio: fino ai 1500 euro lordi il taglio era dell’8%, dai 1501 ai 3500 euro del 10%, dai 3501 ai 6000 del 13% e oltre i 6000 euro del 17%. Per chi invece oltre al vitalizio regionale percepisce anche altri vitalizi (da parlamentare italiano o europeo o di un’altra regione, nel Lazio sono una trentina con la doppia pensione) le aliquote del contributo di solidarietà erano state maggiorate del 40%. Pertanto, del 11,2% fino ai 1500 euro lordi, al 14% dai 1501 ai 3500, al 18,2% dai 3501 ai 6000 e al 23,8% oltre i 6000 euro sempre lordi. Il provvedimento prevedeva inoltre un innalzamento dell’età di “pensionamento” dei consiglieri da 50 a 65 anni (con la possibilità di anticipare l’erogazione a partire dai 60 anni ma con una decurtazione del 5% per ogni anno di anticipo fino a un massimo quindi del 25%).
L’aumento. Con il nuovo anno i consiglieri brindano dunque all’aumento del vitalizio. Per chi incassa un assegno da 6mila euro lordi al mese (circa 3.700 euro netti per 12 mesi), fanno 1.020 euro lordi al mese, vale a dire 700 euro netti in più sull’assegno incassato ogni 30 giorni. Chi ne prende 1500 si deve accontentare invece di 120 euro lordi al mese in più (un centinaio circa netti).
Niente nuovi tagli. E ora cosa succede? Il taglio si può imporre di nuovo? Alla Pisana non sembra certo una delle priorità, con i partiti ormai già in campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo prossimo. Fra l’altro per i consigliere attuali il vitalizio con le generose regole del passato è già stato cancellato. E il contributo di solidarietà, essendo una tantum non è più ripetibile. Gli ex consiglieri regionali del Lazio possono insomma stare tranquilli: per ora nessuno toccherà più il loro vitalizio.
Tanto più che anche la legge nazionale in proposito è caduta nel dimenticatoio e quindi i politici possono continuare a fare la bella vita in barba agli italiani.