Visite fiscali: nessuna modifica, resta un arco di 7 ore per i dipendenti pubblici e 4 per i privati

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Marcia indietro dei ministeri competenti per quanto riguarda le fasce orarie utili per le visite fiscali da parte dei medici Inps. Le fasce orarie di reperibilità – diversamente da quanto annunciato e previsto nella riforma Madia – non cambiano: restano di 7 ore per i dipendenti pubblici e di 4 per i privati. Così il decreto firmato dalla ministra Marianna Madia di concerto con il ministro Giuliano Poletti e pubblicato in Gazzetta (in vigore dal 13 gennaio).

Quindi salta l’armonizzazione tra i settori, indicata nella riforma del pubblico impiego. Il ministero della Pubblica amministrazione avrebbe motivato la scelta spiegando che dalla parificazione deriverebbe una riduzione delle finestre orarie per gli statali e dunque «una minore incisività della disciplina dei controlli».

Nel dettaglio, il decreto individua le fasce di reperibilità tra le 9 e le 13 e tra le 15 e le 18 di ciascun giorno, mantenendo così gli orari attualmente previsti per la Pa e lasciando immutata la differenziazione tra il pubblico e il privato, dove le finestre sono più brevi, ricomprese tra le ore 10 e le 12 e tra le ore 17 e le 19. D’altra parte erano due le strade percorribili: allargare gli spazi per i lavoratori del privato, come più volte proposto dal presidente dell’Inps Tito Boeri, che si era espresso per portare tutti a sette ore; oppure accorciare la reperibilità per gli statali, opzione però giudicata non percorribile dalla Funzione pubblica.

Palazzo Vidoni, già in occasione del parere del Consiglio di stato sul provvedimento, aveva osservato come «l’armonizzazione alla disciplina prevista per i lavoratori privati avrebbe comportato (per i dipendenti pubblici) una riduzione delle fasce orarie da sette ore giornaliere a sole quattro e, quindi, una minore incisività della disciplina dei controlli».

Tra le principali novità del decreto, un Dpcm, c’è la già annunciata «cadenza sistematica e ripetitiva» dei controlli, «anche in prossimità delle giornate festive e di riposo settimanale». Insomma il medico fiscale potrà bussare due volte alla porta. Una regola contro i cosiddetti furbetti del weekend, gli assenteisti seriali del lunedì.

Non poteva mancare il commento negativo di Tito Boeri, presidente Inps: «Non uniformare le fasce potrebbe far diminuire le visite fiscali nella P.A». La mancata armonizzazione – spiega – rende più difficile realizzare quelle economie di scala che sono alla base della scelta del polo unico. Se ci sono due dipendenti malati, uno pubblico e uno privato in una piccola località, per ridurre i costi unitari dei controlli si potrà essere costretti a rinunciare a visitare sia l’uno che l’altro». Per Boeri, anche la procedura per il cambio d’indirizzo di reperibilità, da comunicare all’amministrazione che a sua volta lo dovrà segnalare all’Inps «rischia di creare inefficienze, perché se la comunicazione non arriva tempestivamente all’Inps potrebbe partire una visita inutile. Meglio sarebbe stato procedere alla comunicazione diretta all’Inps». In ogni caso, sottolinea, «l’Inps applicherà quel che il governo decide»

 

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