Lombardia e Lazio sono le regioni italiane a maggior rischio di potenziale infiltrazione terroristica. E’ quanto emerge dallo studio «Global Terrorism Index 2017» di Demoskopika, istituto di ricerche di opinione e di mercato.
Sono quattro in tutto le regioni che si collocano nell’area definita ad «alto livello di potenziale infiltrazione terroristica» dai ricercatori di Demoskopika: Lombardia che con il massimo punteggio, pari a 10, si conferma, per il terzo anno consecutivo, in cima all’Italian Terrorism Infiltration Index 2018 distanziata di poco dal Lazio con 9,25 punti. Seguono nell’area rossa Piemonte (4,19 punti) che fa un balzo in avanti rispetto allo scorso anno e, infine, Emilia Romagna (4,10 punti) che, al contrario, cedendo il posto al Piemonte retrocede di una posizione. La Toscana è al limite della top ten con 2,40 punti.
Quattro gli indicatori ritenuti sensibili da Demoskopika per tracciare la mappa delle regioni più a rischio potenziale di infiltrazione terroristica: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in territorio italiano estrapolati dal Global Terrorism Database dell’università del Maryland, gli stranieri residenti in Italia provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (Iraq, Afghanistan, Nigeria, Siria e Pakistan) e il numero dei visitatori nei musei italiani. Per consentire una lettura più agevole, le regioni, in base al punteggio ottenuto, sono state raggruppate in quattro cluster con un livello differente di rischio: alto, medio, basso e molto basso.
Sono oltre 206 mila gli stranieri residenti in Italia provenienti da Iraq, Afghanistan, Nigeria, Siria e Pakistan. I pachistani rilevati sono 108.204 pari 50,0% del dato complessivo. Rilevante anche la comunità dei nigeriani che, nel 2017, ha toccato quota 88.533 residenti, pari al 40,9% dell’universo monitorato. Meno significativa in termini demografici, senza alcun dubbio, la presenza degli afghani con 11.224 residenti (5,2%), dei siriani con 4.992 persone residenti in Italia (2,3%) e, infine, degli iracheni con 3.540 soggetti pari all’1,6%.
L’analisi per regione, evidenzia poi che le comunità di iracheni più numerose si sono insediate nel Lazio (797 individui), in Calabria (608 individui), in Puglia (470 individui) e in Trentino Alto Adige (414 individui). I pachistani sono maggiormente presenti in Lombardia (37.771 individui), in Emilia Romagna (21.199 individui), in Toscana (6.408 individui) e in Campania (6.170 individui). L’analisi demografica fa emergere, inoltre, che la maggiore presenza di nigeriani si registra in Veneto con 13.198 residenti, in Emilia Romagna (12.606 individui), in Lombardia (11.396 individui) e in Piemonte (10.150 individui). E, ancora, la comunità siriana è maggiormente presente in Lombardia (1.914 individui), nel Lazio (981 individui) mentre gli afghani, infine, hanno scelto come regioni prioritarie dove risiedere il Lazio (2.618 individui), la Calabria (1.063 individui) e la Puglia (1.015 individui).
Sono 68 poi gli attacchi terroristici avvenuti in Italia negli ultimi undici anni, inclusi nel Global Terrorism Database secondo tre criteri ben precisi: l’atto terroristico persegue un obiettivo politico, economico, religioso o sociale; al di là delle vittime dirette dell’attentato, gli autori dell’attacco devono avere l’obiettivo di raggiungere con il loro gesto una platea più ampia di destinatari dell’intimidazione; e, infine, l’azione deve essere classificabile al di fuori delle tradizionali attività di guerra. Dall’analisi dell’Istituto Demoskopika emerge che, a livello territoriale, la regione che ha subìto il maggior numero di attacchi terroristici nell’arco temporale considerato è stato il Lazio con 15 episodi pari ad oltre il 22,1% del totale, la Lombardia con 12 eventi (17,6%) e il Piemonte con 10 eventi (14,7%).
Il recente allarme dei servizi e del ministro Minniti sul rischio di attentati terroristici deve far riflettere, e Roma, con il Vaticano, sembra la città maggiormente nel mirino. Ma anche molte altre città, e anche piccoli centrio potrebbero essere interessati da azioni imprevedibili dei cosiddetti lupi solitari.