Man mano che lo stallo va avanti e gli italiani cominciano a comprendere la vera sostanza di partiti movimenti e presunti leader, le percentuali stimate di voto, da parte degli istituti specializzati, variano anche notevolmente.
L’indagine ultima, a cura de La Stampa, dimostra un crollo dei grillini, grazie alla tattica inconcludente di DiMaio, e un lieve, ma sostanziale avanzamento del centrodestra che arriverebbe a sfiorare il 40%, acquisendo quasi la maggioranza necessaria per governare. Cosa che Mattarella non vuole assolutamente. per questo allunga il rodo, cerca di arrivare a un governo di sua fiducia, di far passare un anno con gente al potere, gradita naturalmente alla sinistra, per vedere se in questo periodo il disastrato Pd renziano o martiniano riesce a rattoppare i pezzi. Stile Re Giorgio Napolitano, ma in modo meno evidente, più curiale, come si conviene a un ex democristiano.
Nelle ultime settimane dunque, secondo questi sondaggi, il centrodestra nel suo complesso sarebbe aumentato di due punti in termini di «intenzioni di voto», arrivando a sfiorare il 40%. Una percentuale molto vicina a una vittoria alla Camera: il 39%, per i sondaggisti, è la soglia oltre la quale il vincitore raccoglie 316 seggi a Montecitorio, quindi la maggioranza assoluta degli eletti. In tal senso andavano le estrapolazioni ai tempi delle elezioni politiche, cioè due mesi fa. Questo forte avvicinamento alla maggioranza assoluta si conferma anche dal trend delle «intenzioni di voto» registrato nel corso delle ultime settimane: il centrodestra, spinto in particolare dalla Lega (+3,7%), sembra incrementare una settimana dopo l’altra il proprio slancio.
Discorso opposto per il M5S. Il suo trend positivo si è bruscamente arrestato dopo la vittoria del centrodestra di domenica scorsa in Friuli Venezia Giulia. Un primo sintomo di questo stop deriva dalle intenzioni di voto del Movimento che si sono arrestate al 32%, circa mezzo punto percentuale in meno rispetto ai risultati del 4 marzo. Un indicatore più netto in merito a questo ristagno è l’indebolimento del suo leader, Luigi Di Maio, dopo le aperture prima a Lega e poi al Pd: in termini di voto di fiducia è sceso al 39%, perdendo ben quattro punti rispetto alla settimana scorsa. Ciò potrebbe mettere in evidenza una perplessità del proprio elettorato rispetto al positivo giudizio finora dato dall’opinione pubblica al Movimento.
Intanto Salvini annuncia che lunedì, nelle nuove consiultazioni che dureranno un giorno, proporrà a Mattarella di formare un governo che «da qui a dicembre accompagni l’Italia alle urne». Visto che un governo politico che duri cinque anni, «nonostante i nostri sforzi», non si può mettere insieme, almeno, ragiona il segretario, facciamone uno per portare il Paese a nuove elezioni facendo una legge elettorale maggioritaria, con premio alla coalizione o anche al partito e una che dia una stretta all’immigrazione. Vedremo che cosa ne penserà Mattarella, che sembra proprio contrario ad aprire la porta della guida del governo ai leghisti.