Un premio Campiello all’insegna della mancanza dello stile. E’ la bacchettata che Lorenzo Tomasin, professore di Filologia romanza all’Università di Losanna, ha fatto cadere sui concorrenti del Premio Campiello 2018, presentando nell’aula magna del Bo di Padova i libri esaminati dalla Giuria dei Letterati, presieduta dal magistrato Carlo Nordio. E ci sono volute quattro votazioni perché uscisse la rosa dei cinque finalisti della 56/a edizione del premio letterario promosso da Confindustria Veneto.
Tra le 65 opere segnalate (su 248 ammesse dalla giuria tecnica), i finalisti usciti dalla prima votazione sono stati Helena Janeczek, con “La ragazza con la leica” (Guanda), con 9 voti, Ermanno Cavazzoni, con “La galassia dei dementi” (La Nave di Teseo), con 6 voti, e Davide Orecchio con “Mio padre la rivoluzione” (Minimum Fax) con 6 voti. Alla seconda votazione, la Giuria ha premiato con 6 voti Francesco Targhetta, con “Le vite potenziali” (Mondadori).
Dopo una terza votazione a vuoto, l’ultima finalista con 6 voti, uscita dal ballottaggio in quarta votazione, è stata Rosella Postorino con “Le assaggiatrici” (Feltrinelli). Tra i cinque titoli la Giuria dei Trecento lettori sceglierà il vincitore, che sarà proclamato il 15 settembre al Teatro La Fenice a Venezia. “L’accesso universale all’alfabetizzazione – ha detto Tomasin – è stato inteso come lasciapassare alla produzione scritta. Abbiamo notato un’assenza quasi generale dello stile.
Le opere sono scritte in un italiano non letterario, ma editoriale, con un dilagare di stile inodore, insapore, incolore. Spiccano pregiate esecuzioni di pochi che si sono sforzati di non cercare la semplice trama, come se fosse un corrispettivo letterario del selfie”. E molti giurati hanno sottolineato come mancassero, quest’anno, i capolavori. “Quello che qualifica un buon libro non è la prima lettura – ha commentato il presidente, Carlo Nordio -, ma la rilettura. E molti di questi libri sicuramente saranno riletti”.
“La letteratura non vive di soli capolavori – ha spiegato invece il critico d’arte Philippe Daverio, anch’egli tra i giurati -, ma questi libri hanno una caratteristica, sono frutto di un ambiente sociale e se non interessano al letterato, interessano allo storico”. Vincitore del premio Campiello Opera prima, riconoscimento attribuito a un autore al suo esordio letterario, è stato Valerio Valentini, con “Gli 80 di Campo-Rammaglia”, edito da Laterza, romanzo ambientato nel paese immaginario (in provincia dell’Aquila) di Camporammaglia di Sassa, dopo il terremoto del 2009. “Valentini – si legge nella motivazione -, mette in scena due cataclismi: il terremoto esterno, che sconvolge le esistenze degli ottanta, e quello interiore, che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza”. Un’opera dalla scrittura “sorvegliata e ironica”.