Lavori alta velocità Mugello: condanne dei vertici Cavet annullate dalla Cassazione

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72-alta-velocità-mugello-604x340La corte di cassazione ha annullato, senza rinvio, le condanne inflitte in un processo di appello-bis nel 2014 ai vertici del consorzio Cavet (75% di Impregilo) costituito per l’appalto per i lavori di costruzione della linea ferroviaria Tav tra Firenze e Bologna dal 1996 al 2009. Lo si apprende da fonti legali. Questa è la quinta sentenza del processo che ha riguardato, in particolare, lo smaltimento delle terre di scavo e che ha avuto 31 imputati per reati ambientali legati alla gestione dei rifiuti. Tra i danni anche il disseccamento di torrenti, sorgenti e corsi d’acqua nel Mugello. Nell’appello bis del 2014 erano state comminate pene a dirigenti di Cavet – quelle più alte erano di quattro anni e mezzo di reclusione – più responsabili e dipendenti di ditte in subappalto, gestori di cave, intermediatori per i rifiuti. Nel giugno 2011, nel primo appello, gli imputati erano stati assolti o prescritti.

La vicenda giudiziaria relativa ai lavori per l’Alta velocità in Mugello risale ad oltre 10 anni fa: il primo processo si aprì nel novembre 2004 e si chiuse il 3 marzo 2009 con 27 condanne (da tre mesi d’arresto a 5 anni di reclusione) e provvisionali per il risarcimento danni di oltre 150 milioni di euro. Le pene più alte vennero inflitte ai vertici del Cavet, il consorzio di imprese che ottenne in appalto i lavori: 5 anni, di cui tre condonati con l’indulto, per Alberto Rubegni, presidente Cavet e anche ad di Impregilo (che controllava il 75% del consorzio), per Carlo Silva e Giovanni Guagnozzi, rispettivamente consigliere delegato e direttore generale di Cavet. Le condanne riguardarono solo l’illecito smaltimento dei rifiuti e il traffico organizzato mentre tutti gli imputati, una cinquantina, vennero assolti per i danni alle falde acquifere e ai torrenti del Mugello. Il 27 giugno 2009 la corte d’appello mandò assolto il consorzio Cavet e i 27 condannati in primo grado cancellando anche il maxi-risarcimento da 150 milioni di euro.

La Cassazione, il 18 marzo 2013 accogliendo il ricorso della procura, decise per un nuovo processo d’appello annullando tutte le assoluzioni. Davanti ai giudici d’appello, un anno dopo, si presentarono nuovamente una trentina di imputati: per 19 di loro i giudici decisero la condanna: Silva, Pierpaolo Marcheselli e Franco Castellani, di Cavet, vennero condannati a 4 anni e mezzo per traffico illecito di rifiuti. Due anni e un mese per Rubegni e Guagnozzi per omessa bonifica. Il consorzio fu riconosciuto responsabile civile e la corte dispose l’obbligo di bonifica e il ripristino dei luoghi danneggiati dai lavori.

Adesso la nuova pronuncia della Cassazione che ha annullato tutte le condanne. «In particolar modo – sottolinea l’avvocato Nino D’Avirro, legale di Silva -, è importante evidenziare che la Cassazione ha assolto per il traffico organizzato ‘perché il fatto con costituisce reato’, riconoscendo evidentemente che Cavet ha sempre ricercato il confronto con la pubblica amministrazione per la gestione del materiale di scarico».

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