Con la proposta di riforma di Dublino della presidenza bulgara, finita su un binario morto, avanza il fronte dei Paesi della linea dura, che porta alla ribalta il progetto di creare centri per richiedenti asilo, fuori dai confini dell’Unione. Un’ipotesi in passato ventilata dall’Ungheria di Viktor Orban, ma respinta a favore di quella più soft, di un meccanismo di ridistribuzione europeo dei migranti. Le elezioni degli ultimi mesi, con la vittoria delle destre in molti Stati membri, dall’Austria alla Slovenia, ha ribaltato lo scenario, e la priorità è ora quella di rafforzare le frontiere esterne, per ristabilire ordine e sicurezza e tornare ad un pieno funzionamento dell’area Schengen, come indicato dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che da luglio sarà presidente di turno dell’Ue.
Alcuni Paesi, come il Belgio, vorrebbero veder nascere questi centri in Tunisia, e anche in Germania, il ministro dell’Interno Thomas de Maiziere, sembra essere impegnato sull’ipotesi. Altri, come Austria e Danimarca, guardano a Paesi anche più vicini, nella stessa Europa. C’è chi ipotizza l’Albania. Il concetto di base è quello di creare campi dove i migranti dovranno attendere la decisione sulla richiesta d’asilo presentata in Ue.
Ad uscire allo scoperto, annunciando che «un’iniziativa pilota, in coordinamento con un gruppo di Paesi (quindi non nel quadro Ue a 28) è già a buon punto», sono stati il premier danese, il liberale Lars Lokke Rasmussen, ed il cancelliere conservatore Kurz, già in passato fautore dell’idea, nelle vesti di ministro degli Esteri, nel passato governo di larghe intese.
«Sulla base dei miei colloqui con altri leader Ue, ed il dialogo che conduciamo a livello ufficiale, mi aspetto che saremo in grado di muovere il primo passo per un centro fuori dal’Unione, ma in Europa, già quest’anno», ha dichiarato Rasmussen. Il danese non ha diffuso dettagli sul Paese candidato, definendolo tuttavia che «non sarà particolarmente attraente per migranti e trafficanti di esseri umani».
L’auspicio è che l’avvio di un progetto pilota per un centro extra-Ue per i migranti, con uno stop ad un flusso incontrollato di arrivi, ricomponga le spaccature tra i 28, e spiani la strada alla riforma del sistema comune di asilo.
L’Olanda, citata tra i Paesi che rientrano nel gruppo con Austria e Danimarca, ha ufficialmente smentito, facendo sapere di puntare ancora su una revisione del regolamento di Dublino, che metta insieme responsabilità e solidarietà. E anche Svezia, Francia e Germania, sembrano non volersi dare per vinte: stanno lavorando ad una nuova proposta, da portare al tavolo del summit dei leader Ue il 28 e 29 giugno.