Sbarcati in Sicilia e Calabria i primi migranti dell’era Salvini. Sono 467, tra cui donne e bambini, tratti in salvo in diverse operazioni rese difficili sia dalla cattive condizioni del mare sia, denunciano i soccorritori delle Ong, dal rifiuto di Malta di fare entrare in porto una delle imbarcazioni in difficoltà. Alla fine è arrivato l’ok allo sbarco in Italia, ma l’odissea dei migranti è durata giorni: molti sono disidrati e le loro condizioni di salute sono precarie. E c’è pure chi è stato medicato per ustioni e fratture frutto delle «torture – hanno detto – subite in Libia».
Intanto, altri gommoni vengono dati in arrivo e in zona di soccorso vi è la nave di una Ong, l’Aquarius, con a bordo medici di Msf. «La scarsità di mezzi di soccorso nel Mediterraneo centrale è preoccupante», scrive su Twitter l’Ong tedesca Sea Watch, la cui nave Sea Watch 3 ha sbarcato a Reggio Calabria 232 migranti tratti in salvo 4 giorni fa.
Tutto questo, in un clima politico incandescente, con il ministro Salvini che ribadisce via Twitter il suo pugno di
ferro. «Da soli sette giorni al governo, sto lavorando per recuperare quasi sette anni di ritardi e di buonismo: il nostro obiettivo è ridurre gli sbarchi e aumentare le espulsioni, tagliare i costi per il mantenimento dei presunti profughi e i tempi della loro permanenza in Italia, coinvolgendo istituzioni europee e internazionali che fino ad oggi hanno lasciato gli italiani da soli. Sapremo farci ascoltare! Non si ripeterà un’altra estate con sbarchi, sbarchi e sbarchi».
Replica il segretario del Pd Maurizio Martina: «Sull’immigrazione Salvini procede per spot e battute propagandistiche quotidiane. Faccia meno dirette Facebook e più lavoro in ufficio».
Quello che è successo nelle ultime ore, intanto, rischia di rinfocolare la polemica di Salvini con Malta, che «non può sempre dire no – ha detto il ministro – a qualsiasi richiesta d’intervento».
Accuse respinte al mittente da La Valletta, che però, anche stavolta, avrebbe impedito all’imbarcazione di una delle Ong impegnate nei soccorsi di entrare in porto. Lo ha denunciato lo stesso comandante della Seefuchs, nave della ong tedesca Seaeye, che ha sbarcato a Pozzallo 126 migranti soccorsi giorni prima. Sentito dalla squadra mobile di Ragusa il comandante della nave – un peschereccio riadattato a unità di ricerca e soccorso, in difficoltà per le pessime condizioni del mare – ha detto che Malta non ha consentito l’ingresso in porto, pur offrendo assistenza in mare. E a conferma del suo racconto ha consegnato alla polizia i nastri delle comunicazioni intercorse con la Guardia costiera maltese. Era pienamente fondata dunque la protesta di Salvini con il governo maltese.
In soccorso della Seefuchs era già intervenuta la nave Sea Watch, che però non è riuscita a prendere a bordo i migranti. La Guardia costiera italiana, che sembra abbia sollecitato a sua volta La Valletta ad intervenire, ha quindi dirottato sul posto un mercantile e la propria nave Diciotti, che aveva a bordo altre 109 persone soccorse. La Seefuchs è stata quindi scortata fino a Pozzallo, dove è giunta regolarmente.
I 232 sbarcati dalla Sea Watch a Reggio Calabria (tra cui anche una trentina di minori senza genitori) e i 235
complessivamente giunti a Pozzallo verranno ora ridistribuiti in gran parte in altre regioni. Ma già si pensa agli altri migranti in arrivo.
Il sistema dell’accoglienza, ma soprattutto dello sbarco di profughi (in massima parte presunti tali), il cui regime dovrebbe essere mutato da nuove regole europee, penalizza l’Italia che è costretta a farli sbarcare dopo il rifiuto di Malta, che sarebbe il porto più vicino, ma non è in grado di accogliere le moltotudini che attraversano il mediterraneo. Con le regole di Dublino poi l’Italia, paese di primo arrivo, si deve accollare tutti i disperati che arrivano.