Pitti Uomo 2018: affuenza buyer verso quota 19.400. Venerdì 15 giugno chiusura

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Venerdì 15 giugno si chiude. Pitti Uomo numero 94 sta per volgere al termine, il salone si concluderà domani alla Fortezza da Basso di Firenze, ma l’organizzazione divulga già le prime previsioni sull’affluenza finale. Secondo i primi dati si dovrebbero registrare gli stessi livelli di presenze di un anno fa, quando si raggiunse quota 19.400 compratori totali.

L’estero conferma il suo grande dinamismo, con performance positive per mercati di riferimento come Germania (sempre in testa alla classifica compratori), Regno Unito (+8%), Olanda (+14%), Francia (+6%), Stati Uniti (+23%), Canada (+10%) e crescite consistenti anche per mercati più giovani come Hong Kong e India; mentre sono in leggero calo i numeri da Giappone, Spagna, Cina e Svizzera.

Tante le iniziative in questi frenetici giorni fiorentini. «Stavolta mi sono ispirato ai pescatori che gettano le loro reti fatte con materiali riciclati lungo l’Arno. Ho immaginato di creare una serie di capi pratici, idrorepellenti, ma utilizzabili anche per un uso urbano». E’ l’ambiente il tema che ha ispirato Federico Curradi, lo stilista che ha inaugurato oggi a Firenze, nell’ambito di Pitti Uomo, il suo nuovo showroom, al primo piano di in un edificio storico della città, Palazzo Frescobaldi. Per tenere a battesimo la nuova sede, una performance di presentazione della nuova collezione, non proprio una vera sfilata, dove giovani ragazzi in giubbotti in seta trattata con poliuretano in colori decisi come giallo o verde, stemperati da interventi di strisce rosso ruggine, abbinati a pantaloni in colori neutri come beige o panna, si aggiravano tra gli ospiti.

Sono 28 gli outfit proposti da Curradi per i suoi uomini in armonia con la natura, che costruiscono architetture spontanee mescolandosi o fondendosi con l’ambiente. In maniera naturale. Il suo è un guardaroba adatto alla pesca lungo l’Arno, certamente, ma assemblato istintivamente in maniera fresca e giovanile. Le forme sono fluide e con un pizzico di pragmatismo degli anni Novanta. Ciò che è necessario diventa decorativo mentre la decorazione acquista funzionalità. La seta spalmata tinta in capo per i pezzi impermeabili, le cuciture delle vele sui capi tecnici. Reti e corde sono impresse su T-shirt, i pesci diventano stampe e i segni di corrosione salina si ritrovano su giacche-camicia di seta. Sciarpe si trasformano in camicie per catturare la leggerezza del vento, in una palette di colori fatta di toni terrosi e acquosi che si fondono nelle sfumature di Bocca d’Arno.

Gilda Giusti

 

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