Molti dei migranti sbarcati a Valencia hanno già fatto capire che vorrebbero rimanerci poco, come ha annunciato la vicepremier Carmen Calvo: quasi la metà chiederà asilo in Francia, dopo aver appreso dagli operatori umanitari della disponibilità di Parigi ad accogliere una parte di migranti.
Per il momento nessuno si muoverà: tutti coloro che erano a bordo della nave hanno espresso la volontà di presentare domanda d’asilo – ha spiegato la Cear, la Commissione spagnola per l’assistenza ai rifugiati – e hanno ricevuto un permesso di soggiorno speciale di 45 giorni (normalmente sono 30), previsto dalla legge sull’immigrazione in circostanze eccezionali. Una posizione che non varrà però per chi ha precedenti penali né per chi è già stato espulso in passato dalla Spagna. Passati i 45 giorni, il governo ha ribadito che si valuterà caso per caso ma verrà comunque applicata la legge sull’immigrazione e, dunque, chi non otterrà l’asilo potrebbe essere espulso.
Una possibilità che non convince la Generalitat Valenciana, con il presidente Ximo Piug che ha rivendicato il lavoro fatto per accogliere i migranti definendolo un grande esercizio collettivo di solidarietà ed efficienza. La comunità valenciana, ha aggiunto, «in questa settimana ha mandato un messaggio chiaro contro la xenofobia». Ancor più contraria la vicepresidente Monica Oltra che fin dall’inizio ha chiesto che a tutti fosse concesso l’asilo e che oggi ha incontrato i minori non accompagnati tra i 12 e i 17 anni che si trovano in un Centro ad Alicante. «Li ho visti molto sereni, ma hanno bisogno di tranquillità, perché hanno sulle spalle un carico di emozioni molto pesante». Medici e psicologi che li seguono hanno un solo scopo, tirargli fuori tutto quello che hanno vissuto per dar loro la possibilità di ricominciare a vivere. «Abbiamo posto al centro la persona – ha detto ancora Oltra – e ci siamo chiesti quali fossero le priorità. La prima è la salute, vediamo come stanno. La seconda, è l’identificazione e la terza l’inclusione. E questo è quello che abbiamo fatto: dobbiamo avere un sistema che si adatta alla persona, non la persona al sistema».
Un sistema che però ha risposto e che è stato supportato da un’intera regione, con oltre 4mila cittadini che da martedì si sono offerti di accogliere bambini e donne o hanno dato la loro disponibilità a mettersi a disposizione per traduzioni o assistenza. E oggi è toccato al consigliere della Sanità Ana Barcelò fare il punto sulla situazione sanitaria. Tra i 226 migranti che sono stati visitati in maniera più approfondita, 122 sono stati portati in ospedale e solo una decina ricoverati.
Purtroppo, ha aggiunto, tra le sei donne incinte che erano a bordo dell’Aquarius, una ha avuto un un aborto, con l’emorragia che era già iniziata durante il viaggio.
Intanto la nave protagonista di tutto questo, l’Aquarius, è ferma al molo 1 del porto di Valencia. L’equipaggio, dopo una settimana difficile, ha bisogno di riposo e inoltre c’è da fare rifornimento di gasolio, cibo, acqua, nuovi giubbotti salvagente, coperte termiche. Ma già mercoledì potrebbe
ripartire. «L’equipaggio – ha twittato oggi Sos Mediterranee – si prepara per ritornare nella zona di ricerca e soccorso e salvare più vite possibili nel Mediterraneo centrale».