Elezioni in Sardegna: vince Solinas con 14 punti di scarto su Zedda. Crollo M5s. Grillo: «Non siamo all’altezza »

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Dopo l’Abruzzo anche la Sardegna. Il centrodestra vince le Regionali: Christian Solinas sarà, dunque governatore. Dopo la vittoria ha detto: «Ha vinto la Sardegna. Ringrazio i sardi della fiducia, è stato premiato il progetto di governo che abbiamo presentato. Non ho mai visto un testa a testa, che non rispondesse al vero, 14 punti di vantaggio rappresentano un dato incontrovertibile».

Ad ammettere la sconfitta è il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, che sottolinea, comunque, il buon risultato del Pd nella competizione, primo partito e sopra il Movimento cinque stelle nelle preferenze. «Il risultato – dice in conferenza stampa Zedda – dà la vittoria al centrodestra. Ho provato a chiamare Christian Solinas e gli ho già mandato un messaggio per augurargli buon lavoro». Intanto Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni vanno in pressing su Matteo Salvini che rivendica: «Un’altra vittoria sul Pd: siamo 6-0».

Sono 933 su 1.840 le sezioni scrutinate in Sardegna per l’elezione del Consiglio regionale, il 50,7% delle sezioni complessive. I dati sono stati diffusi dalla Regione: Christian Solinas (centrodestra) è in vantaggio con il 47,16%. Poi Massimo Zedda (Centrosinistra) al 33,71%, e Francesco Desogus (M5s) con il 11,29%. Seguono Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) con il 3,16%, Mauro Pili (Sardi Liberi) con il 2,29%, Andrea Murgia (Autodeterminazione) con l’1,84% e Vindice Lecis (Sinistra Sarda) con lo 0,63%. Le schede bianche sono 3400, le nulle 394, mentre quelle con errori e voti nulli sono 6821. Sono 153 i Comuni hanno concluso tutte le procedure dello spoglio. Trentotto i voti contestati su quelli per il presidente e 191 sulle liste.

Beppe Grillo è stupefatto. Nel suo spettacolo a Catania dice: «Perché non c’è la mafia in Sardegna? Perché tre sardi hanno tre opinioni diverse sulla mafia. Sono gli effetti che vediamo di una politica da 20 anni sbagliata. Perché prima si pensa alla pecora e poi ai pastori. È un’autonomia che non ha più senso. La democrazia e la politica si stanno decentrando, ma non sanno cosa succede nella periferia. Forse non siamo all’altezza, forse siamo principianti come dicono. Il movimento è nato per dare uno strumento ai cittadini anche con Rousseau».

Ernesto Giusti

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