Inps: a 5,6 milioni di pensionati ridotta la perequazione

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Dal prossimo primo aprile i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo (oltre i 1.522 euro al mese) avranno una rimodulazione della perequazione rispetto all’inflazione così come previsto dalla legge di bilancio per il 2019. Lo chiarisce l’Inps in una circolare, spiegando che i trattamenti interessati sono 5,6 milioni. Per i trattamenti fino a tre volte il minimo la rivalutazione è piena mentre per le altre la rivalutazione rispetto all’inflazione andrà dal 97% per i trattamenti tra le tre e le quattro volte il minimo (da 1.522 a 2.029 euro al mese) al 40% per quelle superiori a 4.569 euro.

Di fatto, se le pensioni fino a 1.522 euro avranno un incremento dell’1,1% quelle oltre le nove volte il minimo recupereranno solo lo 0,44%. Nei prossimi mesi l’Inps chiederà il conguaglio di quanto indebitamente dato nei primi tre mesi dell’anno (la nuova perequazione andava applicata già dal 1 gennaio). L’operazione di ricalcolo effettuata dall’Istituto – si legge in una nota dell’Inps – ha riguardato i trattamenti di importo complessivo lordo superiore a tre volte il trattamento minimo. Per importo complessivo lordo s’intende la somma di tutte le pensioni di cui un soggetto è titolare, erogate sia dall’Inps sia dagli altri Enti presenti nel Casellario centrale, assoggettabili al regime della perequazione cumulata. Dal ricalcolo l’importo lordo complessivo dei trattamenti pensionistici, dovuto da gennaio 2019, risulta inferiore a quello già calcolato sulla base dei criteri previgenti alla riforma.

Per circa 2,6 milioni delle posizioni interessate la variazione media mensile dell’importo lordo risulta di 28 centesimi. Nei mesi successivi – conclude la nota – l’Istituto comunicherà le modalità di recupero delle somme relative al periodo gennaio-marzo 2019.

Sarà di 100 milioni il conguaglio con cui l’Inps provvederà a recuperare una parte delle pensioni erogate da gennaio a 5,5 milioni di persone. Lo rende noto lo Spi-Cgil, che ricorda come dal nuovo meccanismo di rivalutazione il governo arriverà a recuperare dalle tasche dei pensionati 2,2 miliardi nel triennio 2019-2021. Sono somme – continua lo Spi – che verranno sottratte a chi ha lavorato una vita e che non ha alcuna colpa. Se si sostiene che si tratta di pochi soldi che li lascino allora ai pensionati senza sottoporliall’ennesima rapina nei loro confronti.

Una manifestazione nazionale sabato 1 giugno in piazza del Popolo a Roma e prima tre assemblee il 9 maggio a Padova, Roma e Napoli. Così i sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil annunciano l’avvio della mobilitazione dei pensionati per protestare contro la totale mancanza di attenzione nei loro confronti da parte del governo, che si è mostrato del tutto sordo alle loro richieste. I sindacati sostengono che l’unica misura messa in campo è stata quella del taglio della rivalutazione, che partirà dal primo aprile e a cui si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi.

La tanto sbandierata pensione di cittadinanza invece – proseguono Spi, Fnp e Uilp – finirà per riguardare un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà. Inoltre, nulla è stato previsto sul fronte delle tasse, che i pensionati pagano in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti, e tanto meno sulla sanità, sull’assistenza e sulla non autosufficienza, che sono temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie e che necessiterebbero quindi di interventi e di risorse.

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