Le Pmi stentano a farsi finanziare

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L’economia stenta a ripartire. Ma l’accesso al credito per molte imprese, soprattutto quelle piccole e piccolissime, sta diventando sempre più difficoltoso. Una sorta di circolo vizioso che vede la Toscana soffrire più della media nazionale: -11% l’andamento dei prestiti alle imprese nel 2018 in regione, contro il -7% dell’Italia e il -5% della Lombardia, secondo i dati dell’Osservatorio sul credito di Confesercenti. E il fenomeno si è rafforzato nei primi mesi del 2019.

«Purtroppo non s’intravede un’inversione di tendenza», è il commento di Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Arezzo, che nelle settimane scorse ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme sul problema del credito. «Il bollettino mensile della Banca d’Italia ha registrato a inizio d’anno l’ennesima contrazione dei prestiti – aggiunge -. Ma senza credito non c’è ripresa».

A soffrire di più sono le imprese artigiane. Lo stock di credito di cui godevano le piccole aziende è calato del 32,4% rispetto al 2011, mentre è diminuito del 20,2% quello delle grandi imprese. «L’accesso al credito per le richieste di finanziamenti anche d’importo modesto rimane molto complesso – sottolina ancora Vannetti – mentre soltanto per i gruppi di media e grande dimensione i prestiti hanno ripreso a crescere in quasi tutti i settori di attività».

Nico Gronchi, numero uno di Confesercenti Toscana e presidente di Italia Comfidi, rincara la dose: «Solo il 18,5% del totale dei finanziamenti bancari va alle imprese con meno di 20 dipendenti, che però rappresentano il 98,2% del sistema economico italiano – dice -. C’è stato un pesante irrigidimento delle regole e della vigilanza sul sistema bancario, a livello europeo e nazionale, e tutto questo sta creando grandi problemi alle aziende più piccole e meno strutturate».

Che il vento avrebbe continuato a soffiare in questa direzione, il direttore della Banca d’Italia di Firenze, Mario Venturi, lo aveva detto a Toscana24 a fine gennaio scorso: «I tassi sono molto bassi da tempo, a causa della debolezza della domanda e per le politiche monetarie della Bce – fece notare -. Nel 2018 sono ulteriormente diminuiti: il tasso praticato alle imprese per un finanziamento a breve, lo scorso anno, ha toccato il 3,9% contro il 4,2% di fine 2017, e il 2,2% a medio-lungo termine (due decimi di punto più basso dell’anno precedente). Le tensioni sui mercati finanziari, con l’impennata dello spread, nei mesi scorsi, non hanno determinato cambiamenti, ma le attese sono per un aumento. Che però non riguarderà tutta la clientela indiscriminatamente – aggiunse -. Nelle previsioni a breve termine, il mercato si aspetta un possibile irrigidimento delle condizioni applicate alle imprese, mentre nei confronti delle famiglie il quadro dovrebbe restare accomodante».

Questo scenario spiega come sia possibile che la maggior parte degli istituti bancari evidenzi un andamento positivo degli impieghi, oltre che un netto miglioramento del portafoglio crediti (-46% le sofferenze del sistema bancario toscano nel 2018).

In occasione dell’ultima trimestrale, Silvano Manella, responsabile Ubi Banca per la macro-area Toscana-Umbria-Lazio, ha ricordato che il gruppo che ha raccolto l’eredità di BancaEtruria nel perido gennaio-marzo 2019 ha erogato in regione 62 milioni di euro di impieghi, di cui 27 milioni a Siena, 20 milioni ad Arezzo, e 15 milioni a Firenze. «Il primo trimestre 2019 ha incrementato i risultati attesi proseguendo il trend di crescita avviato lo scorso anno in tutte le attività della macroarea – ha sottolineato Manella -. Un rafforzamento testimoniato dall’aumento a doppia cifra degli impieghi concessi all’economia e alle famiglie, oltre che dalla crescita della clientela servita».

E il direttore generale di ChiantiBanca, Mauro Focardi Olmi, commentando i dati del bilancio 2018 approvato dall’assemblea domenica 12 maggio, ha voluto mettere in evidenza alcune novità organizzative, a partire dalla «creazione di un’area Corporate, dedicata alle imprese, e di una sezione Retail, finalizzata alla relazione con i privati, che hanno permesso di aumentare e migliorare la relazione con la clientela e rendere ancor più efficace la presenza sui vari territori. I traguardi raggiunti ci gratificano e certificano la qualità del personale dipendente – aggiunge – ma devono rappresentare non certo un punto di arrivo ma uno stimolo per migliorarci e migliorare quegli indicatori che
necessitano ancora di attenzione, come l’ulteriore riduzione del costo del rischio sul portafoglio creditizio».

Chi non si tira indietro e spiega con grande chiarezza i motivi della stretta creditizia in atto, è Francesco Bosio, direttore generale di Banca Cambiano 1884: «È tutta colpa delle normative europee che penalizzano un Paese come l’Italia – spiega -. I parametri imposti dalla Vigilanza vanno bene per erogare credito ai grandi gruppi, ma certo non alla piccole imprese. Poi, certo, le banche cercano di non far morire nessuno, però un conto è se sei un istituto del territorio, altra cosa se fai parte di un gruppo bancario nazionale o internazionale. Alla fine, comunque, è fatale che gli spazi per l’erogazione del credito si siano ristretti».

Bosio mette l’accento sul fatto che «il sistema economico italiano è molto diverso da quello tedesco, per cui i parametri adottati a Bruxelles e Francoforte finiscono per penalizzare soprattutto le piccole aziende del nostro Paese e gli istituti di credito italiani», un aspetto del problema evidenziato anche da Alessio Ranaldo, presidente di Confindustria Toscana. «Le Pmi sono indubbiamente penalizzate, a maggior motivo in questo momento di grande incertezza – dice Ranaldo -. Siccome la liquidità non manca, c’è la tendenza a offrire credito a chi ne ha meno necessità».

Per il presidente di Confesercenti Toscana «i segnali che arrivano dal mondo bancario lasciano capire che molti istituti di credito non hanno più interesse a erogare finanziamenti sotto i 50mila euro. Per forza i piccoli soffrono – commenta Gronchi -. La rigidità dei criteri di valutazione va bene, se pensiamo alle crisi bancarie del passato, ma servono strumenti mirati per far arrivare il credito alle piccole e micro imprese. Per esempio facendo operare i confidi vigilati (35 sui 200 esistenti in Italia) come intermediari finanziari puri, facendo finanza agevolata e alternativa».

In Toscana questi confidi sono cinque (Confidi Imprese Toscana di Confindustria; Artigiancredito Toscano di Cna-Confartigianato; i confidi del commercio: Italia Comfidi per Confesercenti, Centro Fidi Terziario per Confcommercio; e Fidi Toscana) . «Potrebbero giocare un ruolo importante nel far ripartire il credito – dice ancora Gronchi – mentre la semplice attività di garanzia non basta più». Così come un contributo importante potrà arrivare dal fondo di 40 milioni istituito dalla Regione (ma il presidente Rossi negli ultimi giorni ha parlato di portare la dotazione a 80 milioni) per agevolare l’accesso al credito delle piccole imprese. «Come categorie economiche siamo tutti d’accordo e stiamo lavorando insieme alla Regione per scrivere le regole che dovranno far funzionare questo nuovo strumento», conferma Gronchi.

«È un’opportunità da sfruttare bene – dice Ranaldo – ma dobbiamo fare in modo che le piccole imprese capiscano quali sono i parametri importanti per la cosiddetta bancabilità e possano arrivare ad avere un buon rating». Per Vannetti di Confartigianato Arezzo «occorre rendere gli strumenti finanziari adeguati alle necessità del nostro sistema produttivo e rendere proporzionale l’applicazione delle regole di vigilanza alle dimensioni delle imprese e al rischio per le banche. Va riattivata – aggiunge – una relazione virtuosa tra mondo produttivo e banche: è necessario, insomma, che lo Stato favorisca l’accesso al credito di imprese, artigiani e piccole imprese e soprattutto va sostenuto e valorizzato il ruolo dei Confidi che per tanti anni sono stati lo strumento di garanzia più utile per l’accesso al credito di artigiani e piccole imprese».

Il rilancio dell’economia dipenderà anche dall’esito di questa sfida, dalla possibilità cioè di far affluire carburante nel motore delle piccole imprese del territorio.

Di Cesare Peruzzi – Toscana 24

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