La sinistra torna al potere in Danimarca dopo quattro anni. I socialdemocratici, sostenitori di una linea dura sull’immigrazione, sono il primo partito con il 26%. I liberali del premier uscente Lars Loekke Rasmussen, che ha ammesso la sconfitta annunciando che si dimetterà giovedì, si sono fermati al 23,4%. Crollano i populisti xenofobi, dopo l’exploit del 2015. La sinistra avrebbe la maggioranza assoluta per formare un governo guidato dalla leader Mette Frederiksen.
Ad ottenere buoni risultati è stato tutto il blocco di sinistra, che comprende anche socialisti, socialisti-liberali, ‘rosso-verdi’ e i verdi di Alternative: un patrimonio di voti che equivale alla maggioranza assoluta in parlamento seppur risicata (90 su 179) ed una mano agevole per formare un nuovo governo. Sul fronte opposto si conferma il crollo del principale partito populista, che ha bissato la brutta performance delle recenti europee. Il Danish People’s Party, che aveva sostenuto il governo liberale di minoranza, ha più che dimezzato i consensi, passando in appena 4 anni dal 21% delle scorse legislative all’8,8%. Agli altri due partiti ancora più a destra e con forti connotazioni anti-migranti restano le briciole: New Right non va oltre il 2% mentre Hard Line ottiene ancora meno.
Proprio l’immigrazione è stata tra i temi principali della campagna elettorale. In Danimarca sui 5,6 milioni di abitanti uno su dieci è nato all’estero, ma per il 30% della popolazione la questione è in cima alle preoccupazioni (il 9% in più rispetto alla media europea). Il governo uscente di centrodestra ha avviato una stretta sull’accoglienza e in questi primi mesi dell’anno il numero dei richiedenti asilo è risultato il più basso in 10 anni. Quanto ai socialdemocratici, hanno già chiarito che non cambieranno linea. Tanto che Frederiksen ha detto che, da primo ministro, cercherà il sostegno della destra quando si tratterà di questioni relative all’immigrazione.
Proprio questa linea più severa sugli ingressi degli stranieri avrebbe garantito ai socialdemocratici di strappare molti elettori alle formazioni populiste. La barra a sinistra verrà mantenuta invece nella difesa del benessere sociale, finora rappresentata da un welfare tra i più invidiati in Europa, e nella lotta al cambiamento climatico, prima vera preoccupazione degli elettori.