Berlusconi preoccupato, son tornati i comunisti al potere, faremo opposizione netta

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Silvio Berlusconi preferisce tacere. Anche perché in queste ore concentrato più sulla tormentata vicenda Mediaset-Vivendi. Ma, raccontano, il giudizio sulla maggioranza messa in piedi da Di Maio e Zingaretti non cambia. Parlano solo di poltrone, abbiamo assistito a uno spettacolo penoso, si tratta di un matrimonio di interessi, sono tornati i comunisti, avrebbe commentato il Cav, preoccupato per le ‘potenzialità’ negative dell’accoppiata 5S-Pd, specialmente sul fronte giustizia e conflitto di interessi.

I 5S, fanno notare fonti azzurre, hanno confermato due ministeri chiave, Giustizia e Mise, e stavolta al governo non c’è più la Lega come interlocutore di riferimento. Per questo motivo, il presidente di Fi ce l’avrebbe con Salvini, che ha causato una crisi al buio, consegnando il Paese nelle mani della sinistra. Berlusconi è convinto che ora Fi deve marcare le differenze dalla Lega e approfittare del calo di consensi di Salvini che ha staccato in ritardo la spina all’esecutivo gialloverde: l’obiettivo è rosicchiare voti al Carroccio e mantenerli nel recinto del centrodestra, senza regalarli ai Cinque stelle, costringendo l’alleato a restare nella coalizione altrimenti rischia di perdere tutto, a cominciare dalle prossime regionali. Berlusconi, insomma, prende tempo per logorare la Lega e portarla nella sua metà campo. Intanto, farà un’opposizione netta e composta al governo giallorosso, mantenendo le antenne dritte su tv e giustizia. Tutti ricordano l’allarme lanciato ai media dal leader azzurro al termine delle consultazioni al Quirinale: «Attenzione al futuro, in giro ci sono dei programmi che vogliono azzerare le tv e l’editoria».

Se Berlusconi tace, ci pensano i suoi fedelissimi a parlare. «È un governo che nasce senza valori, senza una visione e senza un progetto condiviso di sviluppo del Paese: per questa ragione non potrà durare a lungo», attacca Sestino Giacomoni, membro del coordinamento di presidenza di Fi. «Dall’uno vale uno, all’uno vale niente», taglia corto la senatrice Licia Ronzulli. Mariastella Gelmini, presidente dei deputati Fi, avverte: «Dopo le politiche scellerate di Di Maio, i ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro restano comunque al Movimento 5 Stelle. Cambiano i nomi, ma non la politica della decrescita felice. Ma il Pd esattamente di quale ‘discontinuità parlava?»

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