Non mancano gli scogli da aggirare per il Conte-bis gia’ nei primi giorni di navigazione. Dopo la fiducia infatti, in agenda sono molti i temi non rimandabili, e ognuno potrebbe essere decisivo e incidere nel rapporto di fiducia tra Pd e M5S, proprio cio’ che ha interrotto l’esecutivo gialloverde. Intanto si comincia a ragionare sulla manovra economica e in tale quadro l’ipotesi abolizione superticket e il pressing 5Stelle sulla revoca delle concessioni autostradali risultano fra i nodi da sciogliere per il governo che si prepara alla manovra.
La prima scadenza del nuovo Governo però, almeno stando all’agenda originaria di Luigi Di Maio, dovrebbe essere quella del taglio di 345 parlamentari. Era tutto fatto per il capo politico del Movimento, ma in vista della tiratissima fiducia al Senato il tema e’ stato messo un po’ in secondo piano. Il motivo e’ presto detto, la riforma andrebbe a colpire proprio quelle piccole rappresentanze parlamentari oggi raccolte nel gruppo misto, che pero’ saranno fondamentali per superare il temuto voto a Palazzo Madama.
Il Pd, secondo un retroscena mai chiarito fino in fondo, per bocca del suo segretario Nicola Zingaretti, il 22 agosto nello studio del presidente Sergio Mattarella avrebbe chiesto di rivedere la riforma sul numero dei parlamentari. Ci volle un giorno perche’ il capogruppo alla Camera Graziano Delrio facesse chiarezza, dichiarando: «Siamo disponibili a un calendario rapido».
Il M5S vuole portare avanti una riforma per ridurre i tempi dei processi, tema annoso e mai risolto. Il ministro confermato Alfonso Bonafede la ritiene una priorita’. Il Pd, zavorrato dalla vicenda Csm, potra’ solo accodarsi, almeno per un po’, anche perché in questi giorni l’attacco concentrico della magistratura a Salvini non può che far piacere ai piddini, che cercheranno, come per il passato, di non dispiacere alla casta dei magistrati. Sullo sfondo c’e’ poi ancora lo ‘ius soli’, che senza la Lega tornera’ a essere una priorita’, spinta soprattutto dai renziani.
Tema ben piu’ spinoso sono le infrastrutture. A cominciare dalla Tav, che per un po’ non richiedera’ nuovi voti parlamentari, ma sicuramente presto o tardi tornera’ ad affacciarsi all’orizzonte, anche perche’ i fondi a carico dello Stato italiano della Torino-Lione andranno reperiti con tutta probabilita’ prima della fine della legislatura. Piu’ nell’immediato vanno trovate delle soluzioni definitive per la gronda autostradale di Genova, la A33 Asti-Cuneo, la linea ferroviaria alta velocita’ Brescia-Verona, la seconda linea della metropolitana di Torino, la stazione di Firenze e via dicendo.
Sul tavolo del Governo scotta anche il dossier Alitalia, eredita’ storica di ogni Governo che entra in carica. Delta Airlines prende tempo, Ferrovie dello Stato e Atlantia aspettano, ma intanto la compagnia di Stato perde soldi ogni giorno che passa.
C’e’ poi da gestire la vicenda Coni, cosi’ come l’avvio dei lavori per i Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. Tutte scelte di campo, escluse dai programmi ma scritte a caratteri cubitali nell’agenda che determinera’ il futuro del Paese.
Le mine sul cammino del nuovo governo gialloverde, come si vede, somo molte e pesanti, ma non c’è dubbio che l’Europa e, dietro le quinte anche Mattarella, faranno di tutto per far proseguire il treno giallorosso fino al termine della legislatura.